C’era una volta Videomusic

Videomusic nacque da Tele Elefante che non aveva mezzi economici e con lei nacque il videoclip.

Un giovane ed ancora sobrio mago Otelma a TV Elefante

 

Videomusic nasce nel 1984 sull’ossatura di una televisione che si chiamava Tele Elefante, quindi su un circuito di trasmettitori, che erano di proprietà dei Marcucci. Prima su quei trasmettitori era stata trasmessa Telemontecarlo, poi quando Telemontecarlo si mise in proprio ci andò la televisione di Rizzoli, con Maurizio Costanzo che faceva il telegiornale. Quando anche quella televisione finì grazie allo scandalo P2, il circuito dei trasmettitori andò in crisi, perché tutti si erano attrezzati in proprio, compreso Berlusconi che aveva due reti e Leonardo Mondadori che ne aveva una. Tele Elefante perdeva delle cifre enormi.

Alberto Longoni in arte Jack La Cayenne

 

L’Avvocato Michele Lo Foco esperto del settore, fu incaricato di vedere se c’era una soluzione a questo problema. L’avvocato cercò  di capire cosa potesse funzionare di televisivamente nuovo, anche perché non c’erano  soldi. Michele Lo Foco da giovane era stato un cantante, ed  era amico di Ornato, allora presidente della RCA, un signore intelligente e appassionato  con il quale si mise a ragionare sull’idea di fare una televisione musicale, progetto che aveva studiato ed al quale aveva collaborato  Jack La Cayenne il fantasista ballerino. Assieme a Jack avevano elaborato il format di Videomusic e l’avvocato Lo Foco era  andato a proporlo ad Ornato, che gli promise il suo aiuto, determinante poiché lui era anche il presidente dell’AFI (Associazione Fotografica Italiana). Furono radunati al Ciocco, un luogo di villeggiatura di proprietà dei Marcucci vicino Lucca, tutti i discografici esistenti in quel momento e cominciarono a ipotizzare un contratto di fornitura dei videoclip, che ovviamente erano gratis e quindi consentivano di fare un palinsesto a costo zero ma molto nuovo e diverso.

Ciro Dammicco negli anni 80

 

L’inizio fu molto artigianale, le cassette le andava a prendere  di persona l’avvocato Lo Foco nelle varie case discografiche, dopodiché ci fu bisogno di avere una struttura tecnica per fare i palinsesti. Lo Foco  chiamò dall’America Ciro Dammicco, un musicista ed esperto di questa materia, insieme a Denny Besquet, famoso produttore che aveva lanciato Nikka Costa. C’erano da una parte discografici fantasiosi e pieni di estro, dall’altra parte imprenditori che erano l’opposto. Leonardo Mondadori aveva offerto personalmente all’avvocato Lo Foco dieci miliardi di minimo garantito pubblicitario e gli aveva manifestato la necessità di avere una seconda rete per reggere la concorrenza con Berlusconi. Guelfo Marcucci, saputa la notizia, comprese allora che Videomusic era una realtà molto interessante e mentre stimolava l’avvocato Lo Foco ad andare avanti con le trattative, segretamente cominciò a trasferire proprietà e marchio dell’emittente in modo da controllarla direttamente.

Daniel (denny) Besquet

 

Quando Videomusic iniziò le trasmissioni, grazie al lavoro svolto dall’avvocato Lo Foco e da Ciro Dammicco, Guelfo Marcucci inserì nella struttura la figlia Mariolina e il suo compagno Stefani che lavorava all’INPS di Lucca.

Partita Videomusic con grande successo, l’avvocato Lo Foco fu estromesso dalla gestione e dopo alcuni mesi stessa sorte toccò a Ciro Dammicco.

La politica dell’emittente cambiò totalmente, fu introdotto il telegiornale, che non aveva senso, e le case musicali, una volta alleate, furono  ricattate.

Vittorio Cecchi Gori

 

Dopo anni l’emittente in piena attività, fu venduta a Cecchi Gori, per la cifra di euro duecento miliardi, mai ufficializzata ma dichiarata dall’ex direttore commerciale del gruppo Marcucci, soldi che pare furono reperiti per Cecchi Gori dallo stesso Berlusconi, cui Videomusic toglieva spazio. Videomusic fu trasformata in TMC2 e morì.

 

27 Gennaio giornata della memoria

Giorno della memoria 2021: significato e riflessioni sul 27 gennaio.

In Italia è stata approvata una legge (la numero 211), composta da due semplici articoli.

Questa legge istituisce ogni 27 gennaio il “Giorno della Memoria”: una commemorazione pubblica non soltanto della shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla ‘soluzione finale’ voluta dai nazisti, spesso rischiando la vita.

Il Giorno della memoria: che cos’è e cos’è successo il 27 gennaio 1945.

Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui, alla fine della seconda guerra mondiale – i cancelli di Auschwitz vengono abbattuti dalla 60esima armata dell’esercito sovietico. Il complesso di campi di concentramento che conosciamo come Auschwitz non era molto distante da Cracovia, in Polonia, e si trovava nei pressi di quelli che erano all’epoca i confini tra la Germania e la Polonia.

Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono ad evacuare  il complesso: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi.

Di questi prigionieri, si stima che tra 9000 e 15000 sarebbero morti durante il tragitto, in gran parte uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi mostruosi della marcia. Altri prigionieri, circa 9000, erano stati lasciati nel complesso di campi di Auschwitz perché malati o esausti: le SS intendevano liquidarli, ma non ebbero il tempo necessario per farlo prima dell’arrivo dei sovietici.

Per commemorare questa triste e drammatica giornata , sono stati dedicati molti film e documentari, ne vogliamo ricordare alcuni che potete trovare in DVD o streaming su “Amazon prime video” o

www.e-cinema.it   

“REGISTI DISOBBEDIENTI”

“Registi disobbedienti – La cinematografia di ieri e di oggi oltre le regole” è un saggio su come alcuni registi, prevaricando la regola della linea di campo e diverse altre convenzioni o soluzioni di continuità, allontanandosi dalle strutture classiche della sceneggiatura e dal famoso “Happy End” sono riusciti a creare dei veri e propri capolavori.

Quale è il rischio che si corre prevaricando le convenzioni del cinema classico?

Se si ignorano le regole del cinema, si rischia davvero di perdere l’attenzione del pubblico?

Confondere appositamente il pubblico può rendere il film più intrigante?

C’è differenza c’è fra disobbedire ad una regola e avere un’idea originale?

“Registi disobbedienti – La cinematografia di ieri e di oggi oltre le regole”  cerca risposte a queste e altre domande analizzando in dettaglio alcune famose sequenze di film, inquadratura per inquadratura.  Questo libro, ricchissimo di immagini tratte da alcuni dei più importanti film della Storia del Cinema, si rivolge a tutti i cinefili mossi dal desiderio di scoprire i segreti del Grande Cinema.

La disobbedienza alle regole è sempre stata un’idea pericolosa. Nel cinema però ha dato la possibilità a chi ha deciso responsabilmente di andare oltre, di avventurarsi in percorsi inesplorati della settima Arte.

In “Registi disobbedienti” si parla di registi del passato come Charlie Chaplin, Alfred Hitchcock, Orson Welles e Akira Kurosawa, ma anche di registi contemporanei come Steven Sodenbergh, Quentin Tarantino, Lars Von Trier e molti altri.

Ogni capitolo è dedicato a un reparto cinematografico: sceneggiatura, regia, fotografia, scenografia, montaggio, colonna sonora, persino al trucco e parrucco: in ognuno di questi – stabilite le regole dettate dal cinema classico e riconosciute dagli esperti – vedremo come i grandi del cinema, grazie al loro grande talento, queste regole le hanno prevaricate senza scrupoli, liberi di giocarci con la leggerezza propria dei bambini al fine di creare i loro film così come se li sono immaginati.

“Registi disobbedienti” è anche una Masterclass/Workshop tenuta dall’autore in varie università europee in ambito della mobilità docenti Erasmus.

“Un libro utile e anche divertente, perché costruito intorno a una contraddizione: si parla di disubbidienze linguistiche, si descrive e legittima tutto ciò che è “fuori norma”, ma insieme non si smette mai di ricordare le regole formali da cui si parte, le basi condivise di una grammatica cinematografica senza la quale niente sarebbe possibile.”

libro “REGISTI DISOBBEDIENTI” (Edizioni Efesto 2020)

Andrés Rafael Zabala, nato in Argentina e cresciuto fra l’Austria e l’Italia, è laureato in Cinema e TV ed è diplomato operatore di ripresa. Nella sua carriera ha curato la regia di spot pubblicitari, video aziendali, documentari e reality show per Canale 5, RAI 2, Studio Universal, Tele+ e Sky. In qualità di filmmaker, ha all’attivo nove cortometraggi che si sono aggiudicati importanti riconoscimenti. Il suo primo lungometraggio indipendente “A Dark Rome”, oltre ad essere stato selezionato in dieci festival nazionali ed internazionali, ha vinto il premio “Best Thriller of 2015” al Macabre Faire Film Festival di New York.

Andrés Rafael Zabala svolge parallelamente da alcuni anni l’attività di docente di Regia e Cinematografia.

Giovanni De Santis