MAHMOOD

L’EVENTO SPECIALE AL CINEMA

nelle sale italiane in esclusiva dal 17 al 19 ottobre

“Ja ti la crediasa crasa”, che in sardo significa “Non te lo saresti aspettato”. Sono le parole che Mahmood ha rivolto alla madre dopo l’ultima vittoria di Sanremo. Un momento travolgente di una carriera entusiasmante, al centro di MAHMOOD, il nuovo docufilm che sarà presentato in anteprima il 14 ottobre a Roma nell’ambito di Alice nella città (la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli e in programma dal 13 al 23 ottobre, che giunge quest’anno alla sua XX edizione) per arrivare poi nelle sale di tutta Italia solo il 17, 18, 19 ottobre, pochi giorni dopo il compleanno dell’artista che oggi, 12 settembre, compie 30 anni).

MAHMOOD è il racconto della vita di Mahmood tra Milano e l’Egitto, i suoi affetti più cari, la musica, le vittoria a Sanremo, Eurovision, il tour europeo, i backstage dei suoi lavori. Diretto da Giorgio Testi, scritto da Virginia W. Ricci e prodotto da Red Carpet, Società del Gruppo ILBE, in collaborazione con Prime Video, il docufilm racconta, attraverso la voce di Alessandro Mahmoud e le testimonianze di artisti come Blanco, Carmen Consoli, Dardust, il percorso che, da ragazzino nato e cresciuto nella periferia milanese, l’ha portato al successo facendolo diventare il fenomeno musicale MAHMOOD.

Due volte vincitore di Sanremo – nel 2019 con “Soldi” e nel 2022 con “Brividi” in coppia con Blanco, un tour europeo SOLD OUT, due fortunate partecipazioni all’Eurovision Song Contest, miliardi di visualizzazioni e stream dei suoi brani e video (tra le hit Soldi, Barrio, Brividi, Rapide, Dorado), collaborazioni, anche in veste di autore, con gli artisti più seguiti e rispettati della scena musicale contemporanea pop, R&B, rap e trap – da Blanco a Carmen Consoli, da Marco Mengoni a Elodie ed Elisa; da Fabri Fibra a Guè Pequeno, Massimo Pericolo, Sfera Ebbasta. Tutto questo è Mahmood.

MAHMOOD si spinge oltre la pura e semplice celebrazione musicale per costruire una narrazione intima, fatta di momenti solitari, di bagni di folla durante le performance live e delle relazioni con le persone che hanno lasciato un segno nella sua vita personale: la famiglia, da sempre presente e suo punto di riferimento, gli amici, i collaboratori. Un viaggio interiore che ha la musica come colonna portante e dove l’amore e l’assenza trovano il loro modo di coesistere. Grazie alla sua musica esploriamo il mondo di Alessandro, la sua ricerca di qualcosa, che l’ha portato ad avere più di quanto potesse sognare e che accompagna il suo sguardo sempre lontano, come se ogni volta dovesse tornare a casa da un viaggio o partire per una nuova meta.

Il documentario segue il cantautore lungo tutto il suo tour europeo, ricostruendo per gli spettatori cinematografici la storia di uno degli artisti italiani più amati di questi anni: un percorso interiore che ha la musica come colonna portante e dove l’amore e l’assenza trovano il loro modo di coesistere.

 

MAHMOOD è distribuito al cinema da Nexo Digital solo dal 17 al 19 ottobre

La direzione

L’AMARO IN BOCCA

Il festival di Venezia è finito lasciando un po’ di amaro in bocca, non solo per la complessiva modestia dei prodotti, non solo per il totalizzante imprimatur gay, non solo perché Guadagnino, regista prevalentemente americano, doveva vincere qualcosa, ma anche per la conferenza della senatrice leghista Borgonzoni, che, accompagnata dal direttore Cinema Borrelli, ha inanellato una tale serie di valutazioni errate e di anticipazioni maldestre che l’hanno subito identificata come la migliore allieva di Franceschini.

Il direttore Borrelli, uomo che conosce bene la materia e che in questi anni ha medicato tutti coloro che sono stati resi invalidi dalla legge Franceschini, ha dovuto spalleggiare la sottosegretaria, cercando di correggerne un po’ il tiro, perché il suo ruolo non consente ribellioni, ma tutto il MIC sa che i provvedimenti presi in questi anni hanno massacrato il cinema, impoverito lo Stato e arricchito quei pochi imprenditori collusi con la sinistra.

Ignara di tutto ciò, (ma impregnata esclusivamente del verbo franceschinesco: vi diamo i soldi!), la senatrice ha cavalcato l’onda risarcitoria promettendo l’aumento del tax credit e dei rimborsi agli esercenti, elogiando l’iniziativa “moviement” per premiare la programmazione estiva, e dulcis in fundo ha esaltato il ruolo di Cinecittà come casa comune di tutti gli operatori dell’audiovisivo.

Premesso che la casa è già abitata da Bettini e Maccanico con un contratto d’affitto a tempo indeterminato siglato da Franceschini,  e che il ministro ha piazzato alla Siae Nastasi per evitare che quest’ultimo soffra troppo, la signora Borgonzoni non ha compreso che il brand Made in Italy è già compromesso dalle vendite di quote di società nazionali a major estere, e che per riprendere posizione è necessario innanzitutto che Rai decida di diversificare i propri appalti, creando finalmente un po’ di democrazia tra i propri fornitori, e che lo Stato smetta di  finanziare gruppi esteri mascherati da italiani applicando quella regola semplicissima che è la “reciprocità”, parola che nei paesi esteri è sconosciuta.

La senatrice Borgonzoni, donna di fascino e capace di impegno, dovrebbe risvegliarsi dal “sonno dogmatico” dell’era Franceschini e capire che se il cinema italiano è al 10% del fatturato nazionale, e non ha mercato estero, lo dobbiamo ad una legge sbagliata che va corretta.

Avv. Michele Lo Foco