L’Aiguille (al Ibra)

42TFF. In concorso

Paese: Tunisia

Regista: Abdelhamid Bouchnak

Anno: 2023

Durata: 116 m

Genere: drammatico

Attori: Bilel Slatnia, Fatma Sfar, Jamel Madani, Sabah Bouzouita

Una giovane coppia tunisina si trova di fronte a una decisione cruciale dopo la nascita del proprio bambino “intersessuale“. I due hanno tre soli giorni per decidere il sesso del/della neonato/neonata e dell’operazione chirurgica da eseguire di conseguenza.

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Il film è decisamente interessante. Non è solo un film sulla posizione maschilista di uno o più personaggi all’interno della storia. È la dimostrazione di come una società profondamente maschilista in campo politico, giuridico, sociale e religioso porti a delle scelte “personali”, apparentemente “avanzate”. Svelare il contenuto della scelta nel caso del film in questione ci porterebbe a spoilerare il finale, una straordinaria chiusura che, con bravura notevole degna di un thriller, la regia rimanda all’opinione dello spettatore.

Bravi tutti gli interpreti. Tesa la narrazione che lascia ben poco allo stereotipo del déjà vu di molti film con tematiche sul maschilismo e dintorni.

 

 

 

 

 

Maria serena Pasinetti

The Last Act

Regia: Paymon Shahbod

Attori: Farina Farjami, Darioush Arjmand, Jamshid Hashempour

Genere: Drammatico

Paese: Iran

Durata: 86 ‘

Dopo un’assenza per la malattia della figlia, l’attrice Farzaneh torna a girare un film in cui interpreta una madre in cerca della figlia perduta. Durante il viaggio per raggiungere il luogo delle riprese, scopre che la sua vera figlia è scomparsa. E nonostante la preoccupazione e i conflitti con il regista, decide di rimanere ugualmente sul set, stabilendo un legame profondo con il personaggio che impersona.

Visti dal CineDams_holy_rosita_8097_© Kris Dewitte _ De Wereldvrede - 1

Il regista Paymon Shahbod decide di utilizzare una narrazione metacinematografica, tale scelta riflette una tecnica sofisticata che mescola finzione e realtà per enfatizzare il tema centrale del film: la tensione emotiva tra la vita personale dell’attrice e il ruolo che interpreta. Questo approccio consente di esplorare il confine sottile tra il mondo reale e quello artistico, immergendo il pubblico in un’esperienza che rende il dolore e la perdita quasi tangibili, inoltre questo metodo si collega alle tradizioni del cinema iraniano contemporaneo, noto per il suo uso di narrazioni complesse e multilivello.

Paymon Shahbod al 42TFF: "Le donne in Iran lottano in condizioni difficili, ma nel cinema hanno opportunità" - Torino Oggi

Tuttavia, Shahbord evita di approfondire in modo diretto la storia reale della figlia scomparsa. Questa scelta narrativa sembra intenzionale, spostando l’attenzione sul modo in cui il personaggio elabora il trauma attraverso l’arte, cioè più sull’aspetto psicologico e simbolico dell’evento, concentrandosi meno sulla cronaca dell’evento.

Il film alterna una linea sottile e riflessiva a momenti di enfasi emotiva che sebbene coerenti con la drammaticità della vicenda, rischiano di intensificare oltre misura l’impatto narrativo.

Presentato in concorso al 42° Torino Film Festival

 

 

 

 

 

 

 

Miriam Dimase

HAYAO MIYAZAKI E L’AIRONE

Regia: Kaku Arakawa
Genere: Documentario
Durata: 120′
Al cinema dal 25 al 27 novembre

Trailer disponibile qui.

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024 in occasione della consegna della Palma d’Oro onoraria allo Studio Ghibli.
Questo lungometraggio è un documentario sulla nascita del capolavoro del regista giapponese: Il Ragazzo e l’Airone, Premio Oscar per Miglior Film d’Animazione nel 2024

Sette anni di lavoro sono occorsi per la creazione del film. Per 3598 giorni il regista è ripreso giorno dopo giorno lungo il travagliato percorso della realizzazione del film. E anche quando chiude gli occhi alla notte “Continuo a pensare”, “Mi sembra di avere la testa rotta”.
Le idee fluiscono dal suo cervello e prendono forma incastrandosi l’una nell’altra come in un variegato puzzle. E dalle idee al disegno, la frustrazione di non cogliere appieno le sfumature dell’espressione, le cancellature, i fogli buttati e rifare, rifare fino alla perfezione. Il tutto, a volte, immerso in una coltre di malinconia e di ricordi; i giorni volano, gli anni trascorrono e tanti amici si perdono nel percorso.
” Io sono ancora vivo. Perché? ”
In questi momenti cerca di ritrovare le rassicurazioni di una quieta routine: le passeggiate nel bosco, il suono del bollitore per farsi il tè, i bambini dell’asilo vicino che lo salutano festosi quando passa ed ecco la tranquillità. Questo è il suo mondo.
E bisogna accettare le perdite e i tanti cambiamenti dolorosi dell’esistenza, consapevoli che sia il bene che il male ne fanno parte. Bisogna quindi realizzarsi al meglio, “Se non realizziamo qualcosa, non abbiamo niente”. E quindi si supera l’ansia e si crea.
Il suo produttore lo sollecita a trovare dentro di sé sempre più stimoli per la sua creatività.
La sua illustratrice e collaboratrice, prima di morire, gli ha detto di non cedere mai e di continuare a fare film e così lui vuole fare.
Così riflette e le sue creazioni escono dalla “testa rotta” travolgenti e impregnate sì di angoscia e di malinconia ma anche piene di poesia e pronte a librarsi in un mondo di sogno, di fantasia e poi calarsi nella realtà per renderla tollerabile e attraente.

 

 

 

 

Pia Larocchi