Nel film The Fabelmans Stephen Spielberg racconta di aver preso contatto col cinema vedendo lo scontro di un treno che devastava un circo nel film Il più grande spettacolo del mondo, di De Mille, del 1952, quando aveva sei anni. Ho dedicato la mia ultima rubrica a Cantando sotto la pioggia del 1952, che torna nelle sale restaurato. La notizia è che anche Un uomo tranquillo di John Ford, con John Wayne, del 1952, sarà restaurato. Dunque, 1952, anno della magia del cinema. Aggiungerei Mezzogiorno di fuoco e Luci della ribalta. Quando questi capolavori ritornano non è mai un bel segnale, perché mette a confronto “quel” cinema, con “questo”. E c’è una grande differenza. Raccontando Singin in the Rain sono partito dal protagonista Gene Kelly. Applico la stessa formula, con Wayne.
Trasferitosi ragazzo in California, John Wayne (1907-1979) comincia a frequentare Hollywood. Dopo alcuni film poco significativi, nel ’39 Ford gli dà la grande occasione nel ruolo di Ringo in Ombre Rosse, il film che nobilitò un genere considerato minore. John lega da allora il suo nome a una serie di western classici diventando il più importante testimone del genere. Ma nel 1952 stupisce tutti nel ruolo dell’amoroso in Un uomo tranquillo, capolavoro assoluto. Nella pratica corrente degli anni settanta, quando nel western i buoni erano diventati gli indiani, di Wayne si cominciava a dire che era fascista e reazionario. Tutte idiozie. È vero che John era un repubblicano convinto. Ma tutto ciò può essere inteso come espressione di uno yankee tutto d’un pezzo. Katharine Hepburn in Torna El Grinta, dopo una certa diffidenza iniziale, dichiara tutta la sua stima, e passione, per un uomo sempre pronto a proteggere i deboli. Eppure Katharine aveva speso una carriera a non apprezzare gli… uomini forti. Nel ’68, all’attore veniva finalmente attribuito l’Oscar, con il Il Grinta. Era un atto dovuto. Nel Pistolero(1976), il suo ultimo film, Wayne ha il cancro. A diagnosticarglielo è il medico James Stewart, altro magnifico uomo del west. Il pistolero va all’ultimo duello in tram. Tramontava John e tramontava il western. E Wayne, che il cancro l’aveva davvero, guardava in faccia la propria fine, questa volta eroe due volte, non solo nei fotogrammi. Poco dopo moriva.
Il film. Anni Venti. Sean Thornton torna in Irlanda, terra della sua famiglia, per stabilirvisi, dopo aver fatto fortuna – come pugile – a Pittsburg. Viene accolto dalla comunità con grande curiosità e con un po’ di sospetto. Ma quando Sean decide di comprare la casa dov’era nato diventa simpatico a tutti. Deve però battere la concorrenza di Denhaer, uomo rozzo e prepotente, ma fratello della bellissima Maureen O’Hara. Sean si innamora della donna, la corteggia secondo tutti i giusti riti, dopo averla chiesta in moglie. Alle nozze Denhaer si rifiuta di dare alla sorella la legittima dote. Da quelle parti il fatto è molto serio, tanto che la donna si rifiuta di consumare le nozze. Sean è costretto a stare a tutti i giochi e, grazie a una strepitosa rissa col cognato, ottiene il dovuto e i due sposi potranno essere, a tutti gli effetti, marito e moglie. Uno dei più grandi film americani, e non solo, intelligente, felicissimo e nostalgico. Un atto d’amore di Ford verso la terra della sua famiglia. Lo straniero Wayne, americano pragmatico, si scontra con la scomoda tradizione irlandese e scopre che, tutto sommato, la vita era bella anche se guidata da riti e condizionamenti a prima vista inutili. E Ford non perde di vista nemmeno i grandi temi, raccontati a modo suo, con leggerezza e ironia, come quando la comunità cattolica si finge protestante per impedire che il pastore venga trasferito per mancanza di fedeli. Premio Oscar a John Ford.
PINO FARINOTTI
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