In occasione dell’annuale Film Festival Africano Asia e America Latina, che ha oramai raggiunto la 27 esima edizione, creato nel 1991 come un’occasione d’incontro e conoscenza dei temi e dei linguaggi della cinematografia africana e della diaspora africana nel mondo, si indirizza al pubblico di Milano e degli appassionati che accedono alle produzioni proposte dal festival anche attraverso le rassegne “Dopofestival” e Sezione itinerante “Travelling Africa”
Vogliamo rendere omaggio ad uno dei componenti della giuria di quest’anno: il cineasta e pittore, Rachid Mohamed Benhadj,(dove ha presentato in anteprima il suo ultimo lavoro “L’Etoile d’Alger”) laureato in architettura, costruisce la sua passione per il cinema già in Algeria, seguendo una concezione estrosa e audace, ma sempre su solide basi, in grado di suscitare la riflessione sui mali della nostra epoca e stimolare il nostro gusto per il bello e il poetico, come gli è stato riconosciuto con il Premio Ludovico Alessandrini.
Benhadj ha cominciato la sua carriera realizzando ad Algeri dei documentari sulla vita disagiata dei giovani, degli immigrati e delle donne, a confronto con una società fatta di restrizioni e divieti. Questi stessi temi li ritroviamo nei suoi due lungometraggi Touchia e Louss (Rosa di sabbia), storie di due donne ribelli dalla vita tormentata.
Il regista ha avuto diversi riconoscimenti, ma una nota particolare va fatta al film: “Mirka”, uscito nel 1999, premiato dall’ Unesco in occasione dell’Anno internazionale della mobilitazione contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza.
Nel 2005 ha presentato “Pane nudo”, film che ha ricevuto diversi riconoscimenti, tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore marocchino Mohamed Choukri: la storia è quella del riscatto del piccolo Mohamed che, dopo un’ infanzia vissuta nella miseria e prostituzione, scopre a vent’anni che la più grande povertà è essere analfabeta.
Nel 2007, insieme al Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha ricevuto il Premio “Una Coppola per il Dialogo”, come riconoscimento a due personaggi che, nei loro rispettivi ambiti, hanno promosso il dialogo tra culture e religione diverse.
Nel 2015 continua la sua denuncia con un altro film sul tema: “Profumi d’Algeri” con Monica Guerritore e alla fotografia Vittorio Storaro, (vincitore di tre Premi Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore) che donano al film un sapore quasi onirico ed incorniciano il volto della Guerritore esaltandone l’indiscussa capacità interpretativa, delineando i tratti più intimi di un film che intende indagare le difficoltà dei rapporti interpersonali sullo sfondo della suggestiva città di Algeri.
Dal 2006 Rachid insegna Regia e Analisi dei film alla scuola di cinema di Cinecittà.