La Spia
Cult
“LA SPIA” (The Thief, 1952) è uno scienziato americano che compie un fatale errore: vendere alcuni documenti riservati ai servizi segreti di una potenza straniera. I sensi di colpa per aver tradito il suo Paese lo divorano, l'FBI lo tallona: e quando il suo intermediario muore...
Sceneggiato dal regista, insieme a Clarence Greene, è un'atipica "spy story" che ben definisce il clima paranoico dell'America maccartista, precipitando il protagonista in un inferno kafkiano.
Le sequenze si susseguono come quadri di un puzzle intricato e angosciante, dove azioni, gesti e movimenti assumono valore fondamentale per una storia che pone l'accento sul precario equilibrio psichico di un uomo alle prese con la propria coscienza. Notevoli le scene dei pedinamenti, perfettamente inserite in un film dominato dalla musica, dalle realiste inquadrature di Sam Leavitt e da uno straordinario Ray Milland, con quel suo girovagare tra le strade di Washington e New York alla ricerca di una impossibile verità…