Il padre d’Italia, secondo lungometraggio del regista Fabio Mollo, ci narra la vicenda di Paolo e Mia, due trentenni contemporanei diametralmente opposti, alle prese con il desiderio di vivere.
Una commedia drammatica che, partendo dalle vite dei due protagonisti, ci conduce nelle pieghe del dibattito attuale intorno ai concetti di paternità, omosessualità, famiglia tradizionale e non.
Il film, che patisce un inizio un po’ lento e la cui sceneggiatura appare a tratti preda di fragilità narrative, si basa sulla bravura dei due protagonisti, Isabella Ragonese e Luca Marinelli.
La Ragonese, già apprezzata in “Tutta la vita davanti”, “Viola di mare”, “Il giovane favoloso”, riesce a dare spessore a Mia, giovane inaffidabile dai tratti borderline, ma pronta ad un gesto di enorme generosità.
Luca Marinelli ci mostra da anni la sua straordinaria ecletticità: dal protagonista tormentato de “La solitudine dei numeri primi”, al criminale di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, l’attore tratteggia un Paolo introverso, eccessivamente razionale, solitario. Un uomo che, nonostante i dolori del passato, riesce a diventare adulto, in un finale che emoziona e coinvolge lo spettatore.
In un dibattito infinito tra Mia e Paolo sul concetto di cosa sia contro natura, sarà l’instabile e gioiosa Mia ad affermare che “anche il miracolo è contro natura”.
Sabrina Dolcini