L’accostamento forse un po’ audace dei due film mi è venuto, rivedendo il Posto delle Fragole, da un’osservazione di Andrea Chimento sul quanto Bergman sia stato capace di parlare di vecchiaia, in questo film, pur avendolo girato da “giovane”. Sorrentino con Youth ha toccato “la questione” anche lui poco più che quarantenne.
Non è facile parlare di “vecchiaia “da giovani, a meno che non si sia dei maestri, e non è sempre facile capire questo periodo della vita, a meno che non si sia avanti con gli anni.
Innanzi tutto, sfaterei molti dei luoghi comuni per cui essere avanti con gli anni è bello, si è saggi, appagati, pieni di esperienze da versare sugli altri. Essere non più giovani è spesso volersi rinchiudere in solitudini respingenti, provare nostalgia inacidita per la gioventù, avere mancanza di progettualità per il futuro: il metro che si accorcia di morettiana memoria. Per non parlare degli acciacchi, di cui i vecchi sono maestri nel farli diventare argomenti di conversazione.
Sia Bergman sia Sorrentino hanno, a mio parere, colto in pieno “la questione”.
Isak nel Posto delle Fragole dice da subito di vivere in solitudine, “senza troppe emozioni”, “sono un vecchio cocciuto e pedante”. La nuora lo accusa di essere egoista. Il figlio, dice la nuora, lo odia.
Fred, l’ex direttore d’orchestra in Youth, si definisce apatico e indifferente; con l’amico regista più di una volta dice che le emozioni sono sopravvalutate. Argomento principe è parlare di prostata e dintorni.
Le emozioni spesso i “vecchi” non le sentono più, dicono di non emozionarsi più, guardano con una certa lontananza le emozioni dei giovani. Isak deve tornare al suo Posto delle Fragole per emozionarsi, Fred deve tornare al suo posto delle fragole, da sua moglie per risentirsi vivo.
Il ricordo è un’altra interessante tematica comune; Isak torna nel suo Posto delle Fragole e ricorda Sara, una cugina da lui amata, ma tra sogni e incubi durante il viaggio c’è anche un severo insegnante che lo conduce in una classe per un surreale esame universitario: lo interroga contestandogli le risposte e dandogli dell’incompetente
Fred sogna con angoscia, racconta all’ amico la tristezza di non ricordare più i volti dei genitori o momenti passati con la figlia che avrebbe voluto rimanessero impressi nella memoria.
I ricordi per ambedue non sono ricordi sempre felici; i ricordi quando si è avanti con gli anni sono difficili da discernere, a volte lo stupore ci assale nel non ricordare, e ci si pone domande … “ma come è possibile non ricordare quel nome, quel luogo, quel momento?”
E infine, e per fortuna, in entrambi i casi sia Isak sia Fred si riconciliano.
Isak con il figlio e il proprio passato e l’altro attraverso un nuovo rincontro con la moglie a cui egli parla senza essere capito, forse, essendo la donna persa in un mondo senza memoria. E anche lui si riconcilia con il tempo passato, dirigendo un concerto che si era categoricamente rifiutato di condurre.
Da dove viene la riconciliazione?
Dall’aver ritrovato il proprio Posto delle Fragole e averlo accettato, senza acrimonia.
E poi anche i Beatles ce lo hanno insegnato: “ Strawberry fields forever”. John Lennon lontano da casa, forse per consolarsi, cominciò a pensare alla leggerezza di quando era bambino, quando nei pomeriggi dell’infanzia a Liverpool andava a giocare vicino alle cave di rena rossa in Beaconsfield Road, in quel posto chiamato Strawberry Fields.
E allora ho pensato a lungo al mio posto delle fragole, e l’ho trovato e ho pensato che il ritornarci forse mi aiuterà ad essere più conciliante con me stessa e a riprovare le emozioni che oggi, a volte, sono un po’ sopite ma che per fortuna tornano e mi permettono di commuovermi ancora, ora che sono, “diversamente giovane. “
Serena Pasinetti