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Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles

PEDINAMENTO SI’, MA SOLO SE È POLITICO

Riflessioni sul film: Jeanne Dielman, 23, Quai du commerce, 1080 Bruxelles

Il film Jeanne Dielman, della regista belga Chantal Akerman che uscì nelle sale cinematografiche nel 1975, quest’anno è stato votato a sorpresa al primo posto nella Classifica decennale dei migliori film della storia del cinema da parte della rivista Sight and Sound.

  Il film, che potremmo definire un documento femminista, nella votazione avrà sicuramente risentito del momento storico attuale che vede un ritorno (e meno male) alla discussione su tematiche femministe.

La regista stessa dice del suo film:

“Penso che sia un film femminista perché ho dato spazio a cose che non erano mai, o quasi mai, mostrate in quella maniera, come i gesti quotidiani di una donna”

Al di là delle critiche e delle polemiche suscitate dalla scelta di Sight and Sound, soprattutto per la collocazione al primo posto, intendo precisare perché sono d’accordo sul riconoscimento di tale pellicola, anche se forse non a questa vetta eccelsa.

Nel film, Jeanne è ritratta nei suoi due storici stereotipi: serva e puttana.

Molte e ripetute (la routine quotidiana) sono le sequenze lunghissime di lei che fa i lavori di casa e la regista mostra Jeanne (anche di spalle quando lava uno dopo l’altro i piatti) con un realismo esasperato, gesto dopo gesto, senza saltarne nemmeno uno, anche quelli inutili e noiosi.

Uno dei maestri a cui fa riferimento Dielman è Zavattini, il grande esponente del Neorealismo italiano, per il quale il cinema deve pedinare, dedicando tempo anche ai momenti morti.

In questo caso, il pedinamento esasperato diventa politico, perché accusa chi costringe la donna, con la sua gestualità esasperata e giorno dopo giorno, a ripetere gli stessi gesti.

Il secondo stereotipo, quello della donna puttana, è magnificamente e politicamente accusatorio nel non mostrare l’atto sessuale ma solo i gesti finali: un asciugamani da lavare, i soldi dati per la prestazione.

Solo alla fine, quando vediamo il rapporto in cui lei forse prova piacere, ecco l’attacco femminista della regista: la donna secondo lo stereotipo

antifemminista non deve provare piacere.

Il film alla fine, senza voler anticipare nulla, vede la donna che si libera e forse… sorride.

Se Zavattini è il sostenitore del pedinamento realista, l’antagonista eccellente di questo esasperato realismo è il grande maestro Alfred Hitchcock: Il cinema è la vita senza le parti noiose.

Sarà un caso che J.D. abbia scalzato il primo posto a Vertigo, la Donna che visse due volte, del grande antagonista?

La donna che visse due volte di Hitchcock nel 2012 aveva conquistato il primo posto, dopo che per cinque decenni Quarto Potere aveva dominato incontrastato il podio della classifica decennale di Sight and Sound.

Ora, senza volersi schierare pro o contro la scelta sicuramente politica di Sight and Sound, vorrei esprimere la mia posizione.

Io credo che il realismo esasperato alla Sleep di Andy Warhol, che riprende per 5 ore e 20 minuti una persona che dorme (delle nove persone presenti alla prima, due se ne andarono durante la prima ora di proiezione) sia fine a sé stesso, pura sperimentazione e non mi piace; invece, il realismo politico di Chantal Akerman, che lo utilizza anche in modo esasperato ma come denuncia, ha un suo senso.

Quindi pedinamento sì, ma se è politico.

Devo ammettere, tuttavia, che mi sento comunque di stare anche dalla parte del grande Alfred Hitchcock.

Mariaserena Pasinetti

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