The Girl With The Needle
- Regia: Magnus von Horn
- Attori: Victoria Carmen Sonne, Trine Dyrholm, Besir Zeciri, Ava Knox Martin, Joachim Fjelstrup
- Genere: Drammatico
- Paese: Danimarca
- Durata: 115′
Copenaghen, 1918. Karoline (Vic Carmen Sonne), una giovane operaia, lotta per sopravvivere. Quando rimane incinta, incontra Dagmar (Trine Dyrholm), una donna carismatica che gestisce un’agenzia clandestina di adozioni. Tra le due donne si sviluppa un forte legame e Karoline accetta di farle da balia.
Il film , diretto con un evocativo bianco e nero, si apre con un gioco di frammenti facciali. I volti si sovrappongono e si mescolano, come l’identità di Karoline in un puzzle di sensazioni e desideri in conflitto. Il volto che emerge da questo collage è quello di una donna incapace di riconoscere se stessa, bloccata in un’esistenza segnata dalla frustrazione e dalla solitudine. La ricerca di sé sembra impossibile, come se ogni parte di lei fosse troppo distante dall’altra, e ogni sforzo di comporre un senso di coerenza si infrangesse contro un muro invisibile, ricordando lo sdoppiamento facciale di Persona di Ingmar Bergman, dove la frattura dell’identità si intreccia con il dolore della maternità mancata.
Tuttavia, nonostante la potenza evocativa di questa apertura, la narrazione prosegue in modo convenzionale, seguendo eventi realmente accaduti e adottando un approccio più lineare e realistico nella sua evoluzione, allontanandosi dalle sperimentazioni formali iniziali per concentrarsi su una storia di lotte interiori e relazioni complesse, che si approcciano più a una favola nera che a una realtà crudele.
Questo spostamento, purtroppo, indebolisce in parte la forza emotiva e intellettuale del film, che perde l’intensità e l’ambiguità che caratterizzano la sua apertura, per diventare più prevedibile e meno coinvolgente. La tensione narrativa si attenua, lasciando il posto a una riflessione sulla condizione della protagonista che, pur restando interessante, non riesce a raggiungere il livello di profondità e innovazione promesso dal suo inizio.
La trasformazione di Karoline da figura enigmatica a donna vittima di circostanze reali, pur rimanendo drammatica, diventa quasi un allegoria di un destino già scritto, senza quella potenza visiva e psicologica che avrebbe potuto rendere la sua lotta interiore ancora più palpabile.
Miriam Dimase