Era rimasta chiusa a lungo in un cassetto, l’opera teatrale autobiografica In Moonlight, Black Boys Look Blue, finché il suo autore, Tarell Alvin McCraney, non decide di affidarla a Barry Jenkins. Dall’incontro tra i due nasce Moonlight, un film che mette a confronto due vite parallele e fa la fortuna di entrambi: dà voce alla storia di McCraney e premia Jenkins con un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, oltre a quello per il miglior film.
Moonlight mette in scena il dramma interiore di un bambino, ragazzo e poi uomo, nato e cresciuto a Liberty City, Miami. Figlio di una madre tossicodipendente e vittima dell’abbandono del padre, Chiron reinventa i suoi legami affettivi nel rapporto con uno spacciatore, Blue, e sua moglie, Teresa.
Organizzato in tre atti, sulle orme dell’opera teatrale di cui è figlio, il film descrive le tre fasi di crescita di Chiron che, bullizzato tra i banchi di scuola, si trova a fare i conti con la propria sessualità prima ancora di percepirne l’urgenza. Etichettato come “faggot” dai compagni, impara presto a schivare i colpi e ogni movimento lo spinge verso un’unica, insistente domanda: “chi sono?”. Risulta fin da subito centrale la tematica identitaria, proposta come riflessione sull’importanza dei ruoli e dei luoghi comuni e sulla funzione che questi giocano nei processi di formazione dell’individuo.
Cosa significa essere gay in un mondo in cui essere gay non è permesso? Il gioco di parole e silenzi del film costruisce una struttura perfetta in cui le due parti sembrano unirsi in un coro unanime di voci che esterna il dolore del “non detto”. Sorprende a tal proposito come l’omosessualità di Chiron non venga dichiarata esplicitamente per tutta la durata del film, nonostante si delinei come questione di fondo del dramma.
Non è forse questo che l’autore intende comunicare fin dall’inizio, con il titolo stesso dell’opera teatrale? “We don’t as a community and a culture generally give ourselves enough latitude. Nature is diverse. Most bluebirds are blue but some are nearly black. They are still bluebirds.” dichiara McCraney. La comunità ha bisogno di delineare dei ruoli e non concepisce abbastanza “latitudine”, a differenza della “natura diversa” che non discrimina e non categorizza.
Un film in cui la messa in scena dei luoghi comuni vuole scardinare i luoghi comuni stessi, non può che finire edificando l’ultimo pezzo della struttura con un luogo comune, che non riveleremo.
Si parla di perdita, ricerca e ritrovamento. Di sé, ma non solo. Gli attori che interpretano i tre Chiron, tanto diversi tra loro, sono legati dalla somiglianza dello sguardo: unico vero tratto immutabile ed identificante. Colpisce la capacità espressiva di tutti gli attori e la spontaneità di Mahershala Ali, Oscar come migliore attore non protagonista.
Moonlight è la luce della luna che rivela tutto quello che viene nascosto dall’oscurità della notte, tutto quello di cui si ha paura di parlare e paura di ammettere. È una luce fioca che riporta alla luce una coscienza sopita.
Flaminia Potenza
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