Un film di Veronica Pivetti.
Con Corrado Invernizzi, Veronica Pivetti, Sara Sartini, Pia Engleberth, Riccardo Alemanni.
Veronica Pivetti alla regia, per la prima volta, racconta i pregiudizi familiari (di una famiglia all’avanguardia, progressista, evoluta e di sinistra) che nascono quando scoprono il figlio gay.
I protagonisti sono tre adolescenti inseparabili, la ragazza (Carolina Pavone) che vive la realtà della sua generazione, si comporta nel modo più naturale alla scoperta della formazione sessuale di Rocco (Andrea Amato) senza farne una dramma, anzi aiutandolo nel cammino verso la sua identità gay.
Mauri (Francesco De Miranda) goffo e ingenuo, si spaventa quando capisce che il suo migliore amico è omosessuale ed allontanarlo è l’unico gesto che gli viene spontaneo nell’immediato, per poi rivedersi.
I genitori che nonostante la loro mentalità aperta nell’affrontare i temi sull’omosessualità, che si sono sempre tenuti nascosti nelle generazioni passate, ne fanno un tragedia.
La nonna rimasta congelata nell’epoca fascista, ma con sentimenti diversi di quei tempi oramai trascorsi e dimenticati.
Questi sono i passaggi generazionali che sono il moto perpetuo che rimarrà sempre presente nella nostra esistenza.
Il rapporto con la mamma (Veronica Pivetti) e la nonna (Pia Engleberth) sono i punti principali della commedia, il padre (Corrado Invernizzi) psichiatra egocentrico, assente e distaccato, ma tombeau de femme, lo relegano a protagonista inutile.
Gli spunti comici, come vuole la commedia, non mancano senza discostarsi troppo dal tema profondo che denuncia la regista Pivetti.
Il film ha il difetto d’aver un imprinting da fiction, anche lungo, si poteva benissimo chiudere nei 90 minuti canonici.
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