Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, già noti per il pluripremiato lungometraggio “Salvo” del 2013, hanno avuto l’onore di aprire con il loro ultimo film, “Sicilian Ghost Story”, la Semaine de la Critique al Festival di Cannes che si chiude oggi.
Tratto da una storia vera, il film racconta con tenerezza, amore, fantasia e dolore la vicenda di Giuseppe, 13 anni, “figlio dell’infame”, sparito nel nulla e di Luna, una compagna di classe innamorata di lui, che non si arrende alla sua scomparsa e si trova ad affrontare le difficoltà di una “Sicilia muta”. È una storia che trascende i limiti imposti da una Sicilia che dimentica la bellezza e sotterra la verità. L’orrore nato dalla mafia è alimentato dall’omertà che sospende tra la vita e la morte e trova in questo film una soluzione alternativa, che non è più vita, ma non è ancora morte: il sogno. “Ti inventi cose che non esistono” dice Giuseppe a Luna. E lei: “Ma per me se ti sogni una cosa vuol dire che può esistere”.
Lo scarto tra il piano di realtà e quello d’irrealtà, volutamente confuso, sembra voler indicare l’impossibilità di distinguere il mondo dei vivi da quello dei morti. Immagini opalescenti interagiscono con figure reali e il confine tra le une e le altre non è tracciato. Chi sono i veri fantasmi? Le persone che non esistono più o quelle che esistono ma non parlano?
Gli autori si sono impegnati nell’identificare la vita nella Sicilia mafiosa con una situazione di sofferenza tale da far percepire la morte come unico luogo sicuro. Si scambiano le parti e l’inganno è svelato: si parla di un mondo sottosopra, dominato dalle leggi inverse della ὕβϱις mafiosa, dove la verità è quella che giace nei sotterranei e dove le grida di dolore sono soffocate da spessi strati di terra, la stessa terra dove i concittadini di questa “Sicilia sorda” poggiano i piedi incuranti. Quest’inversione è perfettamente resa attraverso l’alternanza di scene sotterranee e scene in superficie. Le caverne e gli abissi sono i luoghi della verità: è qui che si compiono i più empi misfatti ed echeggiano le emozioni più intense. Il mondo in superficie è quello dell’ipocrisia, degli sguardi velati dalla paura, dove ogni sentimento è filtrato da dinamiche di potere estranee ai luoghi della fantasia.
“Sicilian Ghost Story” è il film d’esordio dei due giovani protagonisti, Julia Jedlikowska e Gaetano Fernandez, che interpretano i loro ruoli con incredibile naturalezza. La dolcezza esasperante degli occhi di Giuseppe e la determinazione dello sguardo di Luna si imprimono nella memoria e si dimenticano difficilmente. E alla fine di questa storia, che è la storia detta di uno e taciuta di molti, ecco l’interrogativo dolente e universale che riecheggia nelle menti: “Giuseppe non c’è, tu che fai?”.
Flaminia Potenza
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