RAPINA A STOCCOLMA

Regia di Robert Budreau.

Un film con Noomi Rapace, Ethan Hawke, Mark Strong, Christopher Heyerdahl, Bea Santos.

Ispirato al caso di cronaca che ha dato il nome alla cosiddetta ‘Sindrome di Stoccolma’, questo crime comedy è l’ultimo lavoro del regista e produttore canadese Robert Budreau.

Una mattina del 1973 irrompe nella banca centrale della capitale svedese Lars Nystrom, appena evaso dal carcere della città. Il presunto rapinatore chiede che venga rilasciato un altro criminale, Chief Mattsson (Christopher Heyerdahl), in cambio dell’incolumità di tre impiegati della Sveriges Kredit Bank, presi in ostaggio. Tra questi c’è la giovane Bianca Lind, che da subito sembra sviluppare più di una simpatia per il tenero e imbranato malvivente Lars.

L’uomo, infatti, si mostra attento e comprensivo verso i bisogni della donna, così come per quelli degli altri ostaggi. La richiesta dei due “rapinatori” è quella di poter lasciare il Paese in auto, in compagnia delle loro vittime. La polizia, che finora si è mostrata piuttosto collaborativa, non può esaudire questa richiesta poiché è il primo ministro in persona a opporsi. Così vittime e criminali rimangono rinchiusi nel caveau della banca per diverse ore, maturando ancora di più una simpatia reciproca, tra canzoni di Dylan e divertenti aneddoti.

In Lars, interpretato da un fantastico Ethan Hawke camuffato come Peter Fonda in Easy Rider, la madre e moglie Bianca vede un esempio di sensibilità e premura che da tempo non trova più nel marito. A interpretarla, Noomi Rapace, star del primo Gli uomini odiamo le donne – versione svedese -, che si muove bene lungo la trama di un film ricco di momenti divertenti, anche se mai davvero esilaranti.

L’assurdità di tutta la vicenda sarà che a ricoprire il ruolo dei cattivi diventeranno la polizia (che tergiversa nell’esaudire le volontà dei rapinatori), il primo ministro svedese (che pare non avere a cuore l’incolumità dei suoi cittadini) e il marito di Bianca.

Un film piacevole e disinvolto, perfetto come proiezione estiva, che non incanta ma che mette in evidenza la grandi doti recitative del suo cast.

Jessica Sottile

Dal SXSW festival di Austin uno spaghetti western made in USA

Ad Austin in occasione della ormai 29 edizione del South by Southwest Film Festival è stato presentato In A Valley Of Violence , l’ultimo film di Ti West che dall’ambito Horror (ricorderete V/H/S e purtroppo anche il men che modesto Cabin Fever 2 – Il contagio) vira ora in un western condito in salsa Clint Eastwood e con qualche spruzzata di humor tarantiniano.

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Il cast è di rilievo e conta Ethan Hawke, John Travolta, Karen Gillan e Taissa Farmiga (sorellina della più famosa Vera), che dopo American Horror Story e Bling Ring è arrivata alla fine al suo quattordicesimo ruolo (e meno male che non voleva fare l’attrice come la sorella).

Ethan Hawke,a sinistra, ed il regista Ti West
Ethan Hawke,a sinistra, ed il regista Ti West

E’ la storia di Paule (Hawke), un mortale pistolero che rifugge però dalla violenza e che in viaggio con il suo fedele Collie verso il Mexico incappa in un paesino tiranneggiato da uno sceriffo cattivo, interpretato da John Travolta che numerose volte in passato ha già dato brillante prova di raffinatissimo cattivo e c’è ovviamente anche la bella Taissa Farmiga che si schiererà al fianco del bel straniero. Insomma nulla di nuovo sino a qui ma in fin dei conti è un film di genere di cui si piangeva la mancanza da anni ormai ed è meritorio che una piccola ma consolidata casa di produzione come la Blumhouse Production (“The Darwin Awards – Suicidi accidentali per menti poco evolute” ; “Paranormal Activity 2 e 3“) riporti il western sugli schermi. Ad oggi nulla si sa a proposito di una distribuzione italiana.