La sorgente del fiume

Un film di Theodoros Angelopoulos. Con Alexandra Aidini, Nikos Poursanidis, Giorgios Armenis, Vasilis Kolovos, Eva Kotamanidou.

Con Anghelopoulos non ci sono vie di mezzo: o lo si ama o lo si detesta. Il suo uso tanto raffinato quanto esasperato del piano sequenza. La sua attenzione maniacale alla composizione dell`inquadratura. I suoi tempi dilatati vanno sicuramente controcorrente rispetto al cinema di consumo. Ma conserva indubbiamente un suo fascino visivo, al di là delle scelte ideologiche che hanno sempre innervato il suo fare cinema. Questo primo film di una trilogia che vede l’Italia come coproduttore intende raccontare la storia della Grecia dall’emigrazione dalla Russia bolscevica sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo fa, come si diceva, con grande rigore formale tanto che talvolta la storia dei due protagonisti di cui si raccontano le vicende sembra non contare.

 


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Gli assassini sono tra noi (1946)

La storia del cinema tedesco-orientale inizia nel settembre 1945, quando l’amministrazione militare sovietica decide di rilanciare la produzione cinematografica. Il 15 ottobre 1946 viene presentato il primo film tedesco prodotto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: “Die Mörder sind unter uns” (Gli assassini sono tra di noi).

Il regista è il giovane Wolfgang Staudte che l’aveva in precedenza inutilmente proposto alle amministrazioni militari inglese e statunitense. I sovietici invece diedero il via libera

alla produzione nella nuova società cinematografica: la DEFA (Deutsche Film AG), che venne insediata vicino a Berlino, sui terreni dove un tempo sorgeva, fino alla capitolazione del

Terzo Reich, la UFA. In quegli studi erano stati girati i film tedeschi più famosi degli anni Venti e Trenta. La DEFA ha potuto proseguire la grande tradizione della UFA e ha avuto un’esistenza

come grande ed unico centro di produzione dei film nella DDR fino alla sua fine nel 1990.

“GLI ASSASSINI SONO TRA NOI”, è il 1945, la guerra è finita. Susanne Wallner, scampata al campo di concentramento, fa ritorno nella Berlino semidistrutta e scopre che il suo ex-comandante

Brückner, un’opportunista senza scrupoli che aveva ordinato l’esecuzione brutale di donne e bambini, è ancora vivo e abita non lontano da lei…

 


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Rotation (1949)

“ROTATION”, Pardo d’oro al Festival di Locarno, il meccanico Behnke vuole unirsi al partito nazista per assicurarsi una buona vita. Tuttavia, dopo che i suoi vicini ebrei sono stati portati via, decide di…

Molte di queste pellicole hanno dovuto superare numerosi ostacoli, perché non erano certo quelle che i funzionari del partito e del governo della Germania Est desideravano. Erano opere create da autori e da registi dotati di grande talento e coraggio, cresciuti alla visione delle scuole del Neorealismo italiano, della Nouvelle Vague francese e del New Cinema inglese, che rimangono quindi prove cinematografiche di grande valore artistico ed intellettuale.

 

 


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LIFEBOAT

Prigionieri dell’oceano è un film drammatico e di sopravvivenza del 1944 diretto da Alfred Hitchcock e tratto da una storia di John Steinbeck. È ambientato interamente su una scialuppa lanciata a mare da una nave passeggeri che stava affondando dopo un attacco navale nella Seconda guerra mondiale.

 


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I tre stati della melanconia

Sullo sfondo c’è la guerra in Cecenia. L’incapacità degli adulti di risolvere la guerra dà vita a una generazione che crede che l’odio nasca in loro stessi. Non c’è bisogno di cercarne le cause. Per tutta la vita saranno accompagnati dalla malinconia e da improvvisi scoppi d’ira. Nell’isola di Kronstadt, davanti a San Pietroburgo, è stata fondata una scuola militare per gli orfani. Lì vengono addestrati come soldati il cui nemico è il ceceno. Solo con la sua sconfitta definitiva, il soldato diventerà un eroe della patria. In Cecenia, Xhadizhat Gataeva fa da madre a 63 orfani raccolti dalle rovine della devastata Grozny. Quasi tutti i loro genitori sono stati uccisi dai russi. La stessa Xhadizhat a sei anni finì in un orfanatrofio a Grozny.

 


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