Al terzo film dedicato al biondo Thor si scopre che il primogenito di Odino è in realtà una donna ed è Hela (Cate Blanchett) la dea della morte e da questo incipit discendono enormi guai che lo spettatore può immaginare. Un’immaginazione che, da quando nelle saghe Marvel c’è lo zampino della Disney, è sempre più senza sforzo. Ovviamente la minaccia è sempre totale e le conseguenze micidiali, come costante è il ruolo giocato da potenti artefatti e le dinamiche famigliari dell’olimpo norreno. Di nuovo e commendevole c’è il rito del passaggio che finalmente arriva a tangere anche il dio del tuono, chiamato infine ad assumersi le responsabilità di regnante e non solo di eroe. Divenire adulto implica sia ripensare il rapporto con il padre di cui si scoprono le ombre che staccarsi dai simboli della gioventù che in questo caso sono rappresentati dal mitico Mjöllnir e dalla folta chioma bionda.

Per il resto lo zibaldone vira dalla dimensione epica a quella delle avventure spaziali con l’inclusione di una valchiria di colore (Thessa Thompson), per buona pace della Academy e delle sue quote per gli attori di colore (sì ma proprio la valchiria?). Il film è infestato da gag perniciose che risultano irritanti a chi, vinta in qualche modo la battaglia contro l’acne, pensava di aver risolto i problemi cutanei. In sala però i più giovani ridono a crepapelle e questo santifica l’intuizione del marketing Disney che colpisce in pieno l’audience che si era proposto. L’epifenomeno di tale successo è che il regista Taika Waititi , che ad appena 42 anni è molto lontano dalla pensione, avrà modo di vessarci ancora.

Dalla trama non ci si aspetta mai chissà che da questo genere di film, ma in questo caso vi è una superficialità ricorrente ed inamissibile. I personaggi sono potentissimi o vulnerabilissimi a corrente alternata, piegandosi con disinvoltura alle esigenze della sceneggiatura. Il mostro distruttore immensamente cattivo di nome Surtur, che vuole distruggere Asgard per vecchi ruggini con Odino, si scopre che intende farlo a “spadate”, che per quanto possenti appaiono un metodo lungo e assai poco efficace. Asgard poi risulta non essere quella terra epica e magica di esseri quasi divini con poteri incredibili, bensì un’accozzaglia di qualche migliaio d’individui crapuloni, male armati e peggio guidati. Dispiace infine notare che con tutte le volte che Thor ha salvato la terra, nessun aiuto è giunto dai Vendicatori, eccettuato il personale ed incontrollabile contributo di Hulk.

Si è scomodato come al solito un cast stellare per una trama modesta ed una realizzazione in cui anche gli effetti speciali sono stati realizzati in maniera meno che perfetta. Un film di cui molti possono vergognarsi con comodo nell’intimità della propria cameretta, sia per averlo visto e sia per averlo fatto. Cate Blanchet inclusa.