“Tokyo Ghoul” – Il film
Regia di Kentarô Hagiwara.
con Yu Aoi, Masataka Kubota, Shun’ya Shiraishi, Nozomi Sasaki, Fumika Shimizu.
Il 6 e 7 marzo uscirà come evento speciale nelle sale cinematografiche italiane “Tokyo Ghoul”, distribuito da Nexo Digital e Dynit, un film live action tratto dall’omonimo manga di Sui Ishida, che ha venduto 30 milioni di copie in tutto il mondo e la cui prima edizione in Giappone risale al 2011.
La storia ci mostra una Tokyo contemporanea, in cui due razze combattono tra loro per un vero e proprio primato nella catena alimentare: gli uomini e i ghoul, creature dalle fattezze umane ma che di umani si cibano.
Il protagonista Ken Kaneki, studente universitario al primo anno, si trova, dopo un’operazione, trapiantati nel suo corpo proprio organi ghoul, iniziando così a vivere a metà tra le due razze in guerra.
Scopriamo così che anche i ghoul sono civilizzati in società: lavorano, amano e tentano di vivere un’esistenza pacifica mimetizzati all’interno della capitale giapponese.
La strana condizione di dualismo del protagonista offre numerosi spunti sulla relatività morale della società contemporanea:
il bene e il male non appaiono come concetti assoluti; chi pretende invece di conoscerne l’oggettività viene rappresentato come un invasato, che puntualmente agisce per vendetta ed è incapace di accettare la diversità.
Per quanto riguarda il film è impressionante la fedeltà che il regista Kentaro Hagiwara ha raggiunto rispetto al manga: la scelta degli attori, la sceneggiatura, le ambientazioni, fedeli nei minimi particolari, e la pulizia nell’uso della computer grafica negli scontri si sommano a un taglio delle inquadrature perfettamente coincidente con le singole illustrazioni del manga.
Ciò nonostante ci sono piccole differenze diegetiche legate soprattutto al tempo della storia, che necessariamente deve adattarsi ai 120 minuti di durata del film.
Un piccolo dettaglio che ci ha colpito positivamente è rappresentato dalle maschere dei Ghoul, opera del designer Morikawa, incredibilmente realistiche.
Piccola nota dolente, come spesso accade purtroppo per l’animazione giapponese in generale, riguarda il doppiaggio, forse a tratti un po’ troppo fanciullesco ma sicuramente migliore di altre produzione orientali degli ultimi anni.
Nel complesso “Tokyo Ghoul” è un film rivolto a un pubblico di appassionati del genere ma che riesce anche a trasmettere tutta la forza di una metafora decisiva per la società contemporanea: la necessità di un’insaziabile fame di vita ad ogni costo.
Marco Citro
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