COME CLOSER

Tel Aviv, oggi. Eden (Lia Elalouf), una ragazza ventenne, in seguito alla morte improvvisa del fratello Nati (Ido Tako), si trova ad elaborare il lutto per un rapporto che va ben oltre quello di un legame per un fratello. Dopo aver scoperto di Maya (Daria Rosen), una fidanzata di Nati di cui non aveva mai sentito parlare, si butta con lei in un altro rapporto totalizzante.
Un film molto interessante Come Closer, che contiene tematiche spesso raccontate al cinema: l’adolescenza ribelle e possessiva, l’elaborazione del lutto, gli innamoramenti di vario tipo. Ci troviamo con Eden a cercare di capire il fratello con cui lei ha avuto sempre un rapporto viscerale, possessivo e che la morte improvvisa lascia totalmente spiazzata. Il telefonino di Nati, di cui lei non conosce il codice, è la metafora del distacco del fratello dalla sorella per Maya, con cui Nati stava costruendo un rapporto suo personale, lontano da una sorella, una famiglia, un ambiente che lo soffocavano.
New Israeli film tells unconventional love story - Israel Culture - The ...
Le tematiche adolescenziali si intrecciano nel rapporto tra le due ragazze, in primo piano, e i coetanei e le famiglie di diversa estrazione sociale: la madre dei fratelli a sua volta vittima di un rapporto difficile con l’ex marito e l’incapacità o meglio il non volere lasciarsi andare di Eden nei confronti della madre.
Ma ecco aprirsi la tematica politica che dà al film qualcosa in più. Eden e Maya sono adolescenti dell’oggi in Israele, uguali a tanti adolescenti di altri paesi: il loro passato sembra fermarsi in qualche selfie fatto da Maya ad Auschwitz in gita scolastica davanti al mucchio di scarpe tolte ai loro antenati prima di entrare nelle camere a gas. “Portamene un paio del mio numero” è la frase terribile che dice Eden a Maya.
Eden è Israele oggi, almeno in parte probabilmente.
Una giovane donna dell’oggi, forse indifferente al passato che vede solo in immagini virtuali, che vuole rimanere nella sua terra, legata ossessivamente ai suoi possessi umani, familiari e affettivi, e alla sua terra, dimenticando o meglio non cercando neppure di conoscere il passato collettivo di dolore del suo Paese.
Serena Pasinetti