Regia: Mihai Mincan
Cast: Emma Ioana Mogos, Marina Palii, Igor Babiac, Istvan Teglas
Romania, 1989. La dittatura di Nicolae Ceaușescu è al tramonto. In una piccola città isolata, Maria, una bambina di dieci anni, è l’ultima persona ad aver visto la sorella prima della sua scomparsa. Dilaniata dalla perdita, cerca di dare un senso a una nuova, terrificante realtà.
Dinți de lapte è in concorso nella sezione Orizzonti a Venezia e mette in scena una delle storie forse meno raccontate della Romania, la sparizione dei bambini durante il regime. E lo fa senza parlare apertamente di Ceausescu e della rivoluzione, ma lasciando tutto in sottofondo, costante e inesorabile, indicandone le date, i giuramenti a cui erano obbligati i bambini a scuola e in ogni attività extra, negli abiti e nel lavoro delle istituzioni.
Un film difficile, dove il montaggio non propriamente lineare aiuta poco nella comprensione di questa storia che si muove tra il thriller e il dramma.

Francesca De Santis


Quando durante il turno di lavoro un’operaia sviene a terra e viene ricoverata in ospedale, le fanno il tampone: positivo. Da quel momento non si diffonde solo il virus ma una vera e propria caccia al colpevole, anzi alla colpevole, perché tutta la città se la prende con lei.
Partendo dal crollo dell’Unione Sovietica per arrivare più o meno ai giorni nostri per capire come ha potuto farsi strada l’attuale presidente russo, ma soprattutto per capire come funziona in generale l’instaurazione di un regime.


Tre capitoli ambientati in tre Paesi diversi (USA, Irlanda e Francia) e con protagoniste tre famiglie diverse, per raccontare con le parole sempre taglienti e in situazioni comiche ma amare proprie di Jarmusch, le dinamiche famigliari in cui tutte e tutti ci possiamo ritrovare.