I film di finzione e i docufilm riflettono approcci culturali distinti: il primo privilegia l’immaginazione e l’universalità, il secondo la testimonianza e l’impegno sociale. Entrambi però contribuiscono alla costruzione dell’identità collettiva.
Nel panorama cinematografico contemporaneo, la distinzione tra film di finzione e docufilm si fa sempre più sottile, ma resta fondamentale per comprendere le diverse modalità di racconto e il coinvolgimento del pubblico. Mentre il primo costruisce mondi immaginari, il secondo cerca di restituire la realtà, pur filtrata attraverso lo sguardo del regista.

Film di finzione: l’arte della narrazione costruita
Il film di finzione, o cinema a soggetto, si basa su una sceneggiatura predefinita, attori professionisti e una regia che manipola la realtà per creare un universo narrativo coerente e coinvolgente. La finzione permette libertà creativa totale: si può raccontare l’incredibile, l’impossibile, il fantastico. È il regno dell’immaginazione, dove il pubblico si lascia trasportare in storie che spesso riflettono emozioni, conflitti e sogni universali.
Docufilm: la realtà raccontata con stile
Il docufilm, o documentario narrativo, nasce invece da eventi reali, persone vere e contesti autentici. Nonostante ciò, non è una semplice cronaca: il regista compie scelte narrative, stilistiche e di montaggio che trasformano la realtà in racconto. Il documentario non è mai neutro: è interpretazione, punto di vista, riflessione. In questo senso, il confine con la finzione si sfuma, soprattutto quando si adottano tecniche cinematografiche tipiche del cinema narrativo.

L’interesse popolare: tra emozione e informazione
Negli ultimi anni, l’interesse del pubblico per i docufilm è cresciuto notevolmente. Piattaforme come Netflix e Prime Video hanno contribuito a rendere il documentario un genere accessibile e popolare, grazie a titoli che affrontano temi sociali, ambientali, storici o biografici con ritmo e tensione degni di un thriller. Tuttavia, il film di finzione resta il genere dominante al botteghino, grazie alla sua capacità di intrattenere e far sognare.
Il pubblico oggi è più curioso, più informato, e cerca storie che lo coinvolgano emotivamente ma anche intellettualmente. I docufilm rispondono a questa esigenza, offrendo contenuti che stimolano la riflessione e la consapevolezza. D’altro canto, la finzione continua a essere il luogo privilegiato per l’evasione e l’empatia.
Convergenze e contaminazioni
Sempre più spesso, i due generi si contaminano: film di finzione che adottano uno stile documentaristico, e docufilm che utilizzano tecniche di messa in scena. Questa convergenza arricchisce il linguaggio cinematografico e offre al pubblico esperienze narrative complesse e stratificate.
Negli ultimi decenni, le barriere culturali tra i due generi si sono attenuate. Registi come Andrea Segre, ad esempio, hanno saputo mescolare linguaggi e approcci, creando opere che sono al tempo stesso poetiche e documentarie. Il pubblico, sempre più abituato a contenuti ibridi, accoglie con interesse queste contaminazioni.
In conclusione, non si tratta di scegliere tra realtà e finzione, ma di riconoscere il valore di entrambi i linguaggi.
Il cinema, in tutte le sue forme, resta uno specchio potente della nostra società e delle nostre emozioni.

Giovanni De Santis
