Regia di Eileen Byrne.
con Luna Wedler, Edgar Selge, Willie Vonnemann, Martin Abram, Anna Stieblich.
Paula (Luna Wedler), una giovane ragazza, è tormentata da un incubo ricorrente: è immersa nel profondo del mare con un bambino che, come lei, cerca di riemergere dall’acqua. Paula ha recentemente perso il suo fratellino, annegato nel mare di Trieste.
Un giorno, mentre visita il cimitero per rendere omaggio al fratellino, la ragazza incontra un uomo anziano, Helmut (Edgar Selge) che sta cercando di trafugare l’urna della moglie defunta, per riportarla in Italia.
Paula aiuta Helmut nell’impresa e insieme cominciano un rocambolesco viaggio verso l’Italia con un camper fatiscente accompagnati solo dal fedele cane di Helmut, Judy.
La regista lussemburghese Eileen Byrne, al suo esordio, esplora una tematica molto trattata al cinema e non solo: il dolore del lutto, il senso di colpa e la loro elaborazione, tuttavia il tentativo di narrare tali contenuti non riesce completamente.
Da una parte, la regista cerca una modalità che non sia sempre eccessivamente dolorosa nel descrivere fatti, ricordi dei due; nel tentativo di togliere drammaticità ad alcune situazioni, manca però l’ironia necessaria a dar loro “leggerezza”.
Dall’altra parte, il modo per raccontare la storia è quello dell’on the road, abbastanza scontato: due personaggi molto diversi che si incontrano, si lasciano e si riprendono, racconti dolorosi al seguito, un cane fedele, lui che diventa per lei una figura paterna e lei la figlia e via dicendo. Per non parlare del finale del film, che sappiamo tutti come sarebbe terminato.
Non bastano a risollevare il film delle bellissime immagini del Trentino Alto Adige e l’interpretazione dignitosa dei due personaggi, alla pellicola manca una parte determinante: il sentire e l’empatia con i personaggi, nessuna sorpresa a tener desta l’attenzione e nessuna commozione, tranne qualche lacrimuccia di circostanza.
Maria Serena Pasinetti