Tre ciotole

Regia: Isabel Coixet
Cast: Alba Rohrwacher, Elio Germano, Silvia D’Amico
Durata: 120′
Genere: Drammatico

Tre ciotole, il film, è molto diverso dal libro? Sì, ma lo è a fin di ...Dopo un banale litigio, Marta (Alba Rohrwacher), insegnante di educazione fisica e Antonio (Elio Germano), chef in ascesa, si separano dopo alcuni anni di convivenza. Marta reagisce isolandosi e comincia ad avere problemi di rapporto con il cibo finendo poi per scoprire di essere gravemente malata. Antonio si butta completamente nel lavoro da chef del suo ristorante ma, sebbene sia stato lui a lasciarla, non riesce a dimenticarla.

Il film è un adattamento dell’ultima raccolta di racconti di Michela Murgia, che la regista fonde in un’unica narrazione costruendo una storia compatta. Le tematiche tratte dal testo della scrittrice: separazione, incomprensione di coppia, malattia grave con tutte le dolorose implicazioni che condizionano i rapporti familiari, sono sicuramente interessanti da analizzare e sviscerare da varie angolazioni e punti di vista. Purtroppo la Coixet rimane alla superficie di questa complessa problematica facendo crollare il film in una serie di luoghi comuni che annullano il coinvolgimento emotivo nei confronti della storia narrata.
Le varie sottotrame: problemi legati alle alunne di Marta, rapporti di coppia e familiari in generale, il confronto con la malattia, il rapporto con il cibo e via dicendo, chiaramente presenti nei racconti scritti, nel film stanno a se stanti dando alla pellicola un senso di frammentarietà. La sceneggiatura superficiale impedisce anche ai due interpreti principali di esprimere al meglio le loro ben note capacità recitative. Marta e Antonio sono due personaggi poco caratterizzati e credibili, così come le figure minori di contorno.

Tre ciotole è stato presentato in anteprima mondiale al TIFF – Toronto International Film Festival 2025.

 

 

 

 

Serena Pasinetti

Diane Keaton, la regina del carisma e dell’ironia del cinema

È sempre difficile scrivere un omaggio alle protagoniste e i protagonisti del cinema senza cadere nella retorica, ma per Diane Keaton non possiamo tirarci indietro e proviamo a farlo come meglio ci riesce.

Presenza iconica e indimenticabile nel panorama cinematografico mondiale. Attrice, regista e produttrice, è riuscita a conquistare il pubblico con la sua personalità unica, un mix perfetto di fascino naturale, ironia e autenticità. In un’epoca di trasformazioni cinematografiche profonde, Keaton ha sempre saputo reinventarsi, rimanendo una protagonista di primo piano grazie a quella sua capacità di legare indissolubilmente la propria personalità ai ruoli che andava a interpretare.

Image gallery for Annie Hall - FilmAffinityLa sua carriera è segnata da capolavori che hanno fatto la storia del cinema, dal ruolo cult in “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, dove ha interpretato Kay Adams con intensità e delicatezza, fino alle commedie romantiche e alle pellicole femminili che ne hanno esaltato lo spirito libero, fra tutte “Io e Annie” di Woody Allen che le valse l’Oscar come migliore attrice.
Diane Keaton ha rappresentato un modello di donna indipendente e genuina, capace di far ridere e riflettere, di mostrare fragilità senza perdere forza.

Oltre alla straordinaria presenza sul grande schermo, Diane Keaton ha saputo lasciare un segno anche fuori, con uno stile inconfondibile e una vita dedicata all’arte in tutte le sue forme. La sua passione per la regia e la fotografia apre uno sguardo più profondo su un’artista completa, che non si limita al ruolo di interprete ma vuole raccontare storie e punti di vista.

È doveroso ricordare anche il suo impegno sociale e culturale, un esempio di coerenza e sensibilità che continua a ispirare nuove generazioni di attrici e spettatori. Diane Keaton rappresenta non solo un’icona del cinema americano, ma anche un simbolo di eleganza e intelligenza nel mondo dello spettacolo.

Quindi oggi come ieri, rivedere i suoi film significa immergersi in racconti di vita vissuta, passioni e contraddizioni. Diane Keaton resta una delle figure più amate e rispettate, il cui nome evoca istantaneamente qualità rare come autenticità, talento e una dolce ironia capace di attraversare il tempo senza mai invecchiare.

 

 

 

 

Francesca De Santis

Dead Star

Regia di David Milesi

Cast: Sebastiano Florian, Diandra Elettra Moscogiuri, Noemi Marotta, Olga Egorova,Yoon C. Joyce, Margherita Scotti .

Genere: Drammatico

“Dead Star” è un’opera cinematografica indipendente e intensa, nata dalla collaborazione tra Diandra Elettra Moscogiuri e David Milesi, fondatori della casa di produzione bergamasca Demodami Studios. Il film si distingue per il suo approccio autoriale e introspettivo, ispirandosi alle prime opere di Woody Allen e al romanzo “Delitto e Castigo” di Dostoevskij

La storia ruota attorno a Stella, un’aspirante attrice costretta a tornare nella casa materna dopo la morte del padre. Il ritorno la mette di fronte a una madre fredda e distante, e la riavvicina a Tommaso, ex fidanzato del liceo, anch’egli alle prese con un matrimonio fallito. I due protagonisti si trovano a fare i conti con scelte morali estreme, in un viaggio che mette in discussione la loro etica e la loro identità.

Dead Star - Horror movie by David Milesi On Postpace

Nel cast troviamo Diandra Elettra Moscogiuri nel ruolo di Stella, affiancata da Yoon C. Joyce, Margherita Scotti, Sebastiano Florian e altri attori emergenti e affermati. La regia di Milesi e la sceneggiatura condivisa con Moscogiuri danno vita a un racconto profondo e visivamente curato, girato tra la Puglia e la Lombardia, con location suggestive come il Salento e l’Art Mall di Milano.

Dead Star è un’opera che non manca di ambizione, ma che risulta più efficace come dichiarazione d’intenti che come racconto compiuto. Un film che potrà interessare gli appassionati di cinema d’autore e riflessioni morali, la scelta di affrontare temi come il fallimento, la redenzione e la ricerca di senso rende “Dead Star” un’opera ambiziosa e fuori dagli schemi.

Online il trailer ufficiale di Dead Star, diretto da David Milesi | JAMovie

Il film si caratterizza per un tono drammatico e riflessivo, con una narrazione che sfida lo spettatore a distinguere tra realtà e finzione.

Se ti piacciono i film che scavano nell’animo umano e ti lasciano con domande più che risposte, “Dead Star” potrebbe essere una visione da non perdere.

 

 

 

 

Giovanni De Santis

IA VS Film commission

IA VS Film commission, si accende un altro interrogativo.

Le film commission, enti che promuovono e supportano le produzioni cinematografiche sul territorio, si trovano oggi davanti a una sfida epocale: l’avvento dell’intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui si fa cinema, e questo impatta direttamente sul loro ruolo.

Finita la kermesse del MIA a Roma, mi sono posto la domanda. Quale posto avranno le Film commission nei prossimi anni con l’avanzata dell’IA?

  • Meno richieste di location fisiche: se l’IA può generare ambienti realistici, il bisogno di girare in luoghi reali potrebbe diminuire, riducendo il ruolo delle film commission nella logistica.
  • Nuove competenze richieste: le film commission potrebbero evolversi in hub tecnologici, offrendo supporto su strumenti AI, post-produzione e formazione digitale.
  • Valorizzazione del territorio in chiave virtuale: potrebbero promuovere la digitalizzazione di paesaggi e monumenti locali per renderli disponibili come asset virtuali nelle produzioni AI.
  • Ruolo curatoriale ed etico: con l’IA che può manipolare la realtà, le film commission potrebbero assumere un ruolo di garanzia sull’autenticità e trasparenza delle opere.

L’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nell’industria cinematografica sta generando una serie di conflitti e tensioni con le Film Commission, le istituzioni che promuovono e regolano la produzione audiovisiva nei territori.

Diritti d’autore e tutela degli artisti

Addestramento dei modelli IA: Le IA generative spesso utilizzano contenuti protetti da copyright per “imparare”, sollevando dubbi sulla legalità dell’uso di opere senza consenso.

Output generati: Chi detiene i diritti su un film scritto o diretto da un’IA? Le Film Commission dovranno affrontare nuove sfide legali per tutelare creatori e interpreti.

Sostituzione di ruoli umani

Attori digitali: Progetti come The Sweet Idleness, diretto da un regista virtuale (FellinAI) e interpretato da attori rielaborati digitalmente, mostrano come l’IA possa ridurre la domanda di attori reali.

Sceneggiatori e tecnici: L’uso dell’IA per scrivere sceneggiature, montare video o creare effetti speciali rischia di mettere in crisi intere categorie professionali.

Regolamentazione e trasparenza

Le Film Commission dovranno aggiornare i criteri di finanziamento, tax credit e selezione dei progetti, distinguendo tra produzioni tradizionali e quelle IA-assisted.

La trasparenza sui dati di addestramento e l’uso etico dell’IA saranno centrali per evitare abusi e garantire equità.

Impatto culturale e identitario

L’IA può generare contenuti “neutri” o globalizzati, mettendo a rischio la diversità culturale e l’identità territoriale che le Film Commission cercano di valorizzare.

La creazione di personaggi digitali “immortali” e attivi sui social media, come proposto da Actor+, ridefinisce il concetto di celebrità e presenza mediatica.

Conflitto filosofico e creativo

C’è un rischio di compiacenza verso l’automazione, dove il pensiero critico umano viene sostituito da decisioni algoritmiche. Le Film Commission potrebbero diventare arbitri tra visione umanocentrica e visione IA-centrica.

In sintesi, il conflitto tra IA e Film Commission non è solo tecnico o giuridico, ma anche culturale e filosofico.

Le istituzioni dovranno trovare un equilibrio tra innovazione e tutela del patrimonio umano e creativo.

Le film commission non sono destinate a scomparire, ma a trasformarsi. Da enti logistici e promozionali, potrebbero diventare mediatori culturali e tecnologici, capaci di connettere creatività, territorio e innovazione.

Il loro valore sarà sempre più legato alla capacità di guidare l’uso responsabile dell’IA e di preservare l’identità locale anche nel cinema generato da algoritmi.

La domanda principe è: avranno le competenze per essere al passo con tutto questo?

Giovanni De Santis