Le parole del cinema: décadrage

Di solito nel cinema si cerca di valorizzare il centro dell’inquadratura, dove si collocano gli elementi (soggetti e oggetti) chiave dell’azione. E’ il principio della “centratura” al quale si contrappone quello del “décadrage” (in italiano anche se poco usato viene detta “disinquadratura“), ovvero il decentramento degli elementi importanti al margine dell’inquadratura, così da ottenere un immagine volutamente sbilanciata. E’ un meccanismo mutuato dalla pittura di fine ‘800 di pittori come Degas e Caillebotte che ricercavano una tensione visiva attraverso lo squilibrio dell’immagine. Tale squilibrio può essere diegetico quando assume la valenza di punto di vista di un personaggio come ad esempio “in Notorious- L’amante perduta” di Alfred Hitchcock, è riprodotto il punto di vista dell’attrice stesa su un letto con un forte mal di testa, Hitchcock vuole rendere l’idea della percezione distorta che l’attrice ha in quella posizione e in quelle condizioni psico-fisiche, oppure extra-diegetico quando utilizzato del regista in funzione narrativa come in “Vive L’Amour” del regista taiwanese Tsai Ming-Liang che spesso ritrae i protagonisti in inquadrature asimmetriche che i loro corpi non riescono volutamente a riempire, espediente con cui il regista suggerisce un senso di incompletezza delle loro vite. Infine il “récadrage” è il processo inverso per cui, partendo da una situazione decentrata, si procede tramite movimenti della macchina da presa a riportare al centro dell’inquadratura gli elementi chiave.