Il risultato del vero cinema Indie, da i suoi frutti.
Mi faccio di rock’n’roll: il film che prende a calci il cinema italiano
Altro che Tarantino. Rocco Marino non lo cita, lo brucia. Mi faccio di rock’n’roll è il film che il sistema non voleva, che i festival hanno ignorato, che le piattaforme hanno temuto e che il pubblico ha adorato. Un’opera punk, sporca, eccessiva, che fa saltare in aria le regole del cinema indipendente italiano con la grazia di una molotov lanciata in un teatro borghese.
Perché è il caso dell’anno?
Perché non chiede il permesso. Lo prende.
Perché non cerca fondi pubblici, cerca adrenalina.
Perché non si rivolge al pubblico, lo sfida.
Perché Milano non è sfondo, è ferita aperta.
Perché ogni personaggio è una mina vagante, ogni dialogo una rasoiata.
Cinema o sabotaggio?
Marino gira come se avesse rubato la cinepresa. Monta come se stesse scappando dalla polizia. Distribuisce come se fosse un hacker. Il risultato? Un film che non si guarda, si subisce. E che lascia il segno.
Tarantino? Forse. Ma qui c’è di più. C’è l’Italia che non si vede. Quella delle notti sbagliate, dei sogni tossici, delle verità che non entrano nei bandi ministeriali. Mi faccio di rock’n’roll è il manifesto di una generazione che non vuole essere educata, ma disturbata.
Rocco Marino con Veleno production, firma il caso indie dell’anno. Un contest musicale truccato, un testimone scomodo, una Milano che brucia. Altro che Tarantino. Qui si gioca sporco.
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Giovanni De Santis