Una volta c’era Hollywood da una parte, con i suoi blockbuster e le sue star, e dall’altra il cinema indipendente, fatto di budget ridotti, idee audaci e festival alternativi. Oggi, questa distinzione è ancora viva, ma qualcosa sta cambiando: l’intelligenza artificiale (IA) sta entrando in scena, e lo fa con un impatto che potrebbe riscrivere le regole del gioco.
Major: l’IA come strumento di potere
Le grandi case di produzione stanno già usando l’IA per ottimizzare ogni fase del processo creativo. Si parla di algoritmi che analizzano i gusti del pubblico per prevedere il successo di un film, software che generano sceneggiature basate su modelli narrativi vincenti, e persino tecnologie che permettono di ringiovanire digitalmente gli attori o ricreare volti scomparsi.
Un esempio? La Lucas film ha utilizzato l’IA per riportare in vita il volto di Peter Cushing in “Rogue One”, e Netflix ha sperimentato l’uso di doppiaggio automatico multilingua per distribuire contenuti in tempo record.
Indipendenti: l’AI come alleata creativa
Ma l’IA non è solo nelle mani dei colossi. Al Sundance Film Festival 2025, diversi registi indipendenti hanno raccontato come l’IA stia diventando uno strumento per abbattere i costi e ampliare le possibilità creative. Alcuni usano software per scrivere soggetti, altri per montare film in autonomia, altri ancora per creare effetti visivi senza dover ricorrere a studi esterni.
Al Nòt Film Fest 2024, festival italiano dedicato al cinema indipendente, registi e produttori hanno discusso apertamente di come l’IA possa aiutare a superare barriere economiche e linguistiche, rendendo il cinema più accessibile e internazionale. Anche in Italia si creano docufilm a tema per e con l’IA: ne è un esempio emblematico il docufilm Io Salvatore-AI Revolution di Francesca Bochicchio, disponibile su Amazon Prime Video.
Il futuro: convergenza o resistenza?
Nel 2028 potremmo vedere un film interamente scritto e diretto da un’IA, distribuito da una major su scala globale. Ma potremmo anche scoprire un piccolo capolavoro indipendente, creato da un autore solitario con l’aiuto di strumenti digitali, capace di emozionare e sorprendere.
La domanda non è se l’IA cambierà il cinema, ma come lo farà. Le major la useranno per rafforzare modelli già collaudati. Gli indipendenti, forse, per inventarne di nuovi.
Conclusione: il cinema resta umano
L’IA può scrivere, montare, distribuire. Ma non può ancora sentire. E il cinema, alla fine, è fatto di emozioni, intuizioni, contraddizioni. Che sia prodotto da una major o da un regista indipendente, ciò che conta è la capacità di raccontare storie che parlano al cuore.
Il futuro sarà ibrido, fluido, sorprendente. E forse, proprio grazie all’IA, il cinema indipendente troverà nuove strade per farsi sentire.
Giovanni De Santis