Nel cuore della rivoluzione digitale che sta travolgendo il cinema, l’intelligenza artificiale si impone come ago della bilancia tra le grandi major e il mondo indipendente.
Non è solo una questione di strumenti, ma di visione, accesso e potere creativo.
Le Major: automazione, efficienza, controllo
Le grandi case di produzione stanno già integrando l’AI nei processi di pre-produzione e post-produzione:
- Script generation e analisi predittiva: algoritmi capaci di valutare la potenziale performance di una sceneggiatura prima ancora che venga girata.
- Casting virtuale e deepfake controllati: simulazioni di attori e performance per testare scene e alternative narrative.
- Post-produzione accelerata: editing, color grading e VFX automatizzati riducono tempi e costi.
Il vantaggio? Una macchina produttiva più snella, capace di testare e ottimizzare contenuti in base a dati di mercato. Il rischio? Un cinema sempre più omologato, dove l’algoritmo detta il gusto.
Gli Indipendenti: accesso, sperimentazione, rottura
Per i filmmaker indipendenti, l’AI può essere una leva di democratizzazione:
- Strumenti open-source e low-cost per editing, animazione e doppiaggio.
- Generazione di immagini e ambienti virtuali per superare limiti di budget.
- Sperimentazione narrativa: chatbot e modelli linguistici come co-autori di storie ibride, poetiche, disturbanti.
Qui l’AI non è solo tecnologia, ma linguaggio. Un alleato per chi vuole rompere le regole, creare mondi impossibili, interrogare l’umano attraverso il non-umano.
L’impatto sostanziale: ridefinizione del ruolo autoriale
La vera frattura non sarà tra chi ha più soldi e chi ne ha meno, ma tra chi saprà integrare l’AI come estensione del pensiero creativo e chi la userà come scorciatoia produttiva.
Il regista del futuro non sarà solo un narratore, ma un curatore di intelligenze, capace di orchestrare umano e artificiale in un nuovo equilibrio estetico.
Verso un nuovo paradigma
Il cinema come lo conosciamo è destinato a mutare. Non si tratta di sostituire l’artista, ma di ridefinire il suo spazio.
Le major cercheranno di addomesticare l’AI, gli indipendenti di liberarla. In mezzo, il pubblico.
Giovanni De Santis