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Regia: Ameer Fakher Eldin
Attori: Georges Khabbaz, Hanna Schygulla, Ali Suliman, Sibel Kekilli, Tom Wlaschiha
Genere: Drammatico
Paese: Germania, Italia, Canada, Palestina, Qatar, Giordania, Arabia Saudita
Durata: 124′

Munir (Georges Khabbaz), uno scrittore arabo in esilio si reca su un’isola remota in Germania con l’intenzione di togliersi la vita. Lì, l’incontro con Valeska (Hanna Schygulla), un’anziana signora, riaccende in lui il desiderio di vivere.

Il tema della perdita dell’identità e della memoria è centrale in Yunan. Il dialogo telefonico tra Munir e la madre malata di Alzheimer è uno dei momenti più significativi per comprendere questa dimensione. Il fatto che la madre non ricordi di avere un figlio non è solo un dramma personale per Munir, ma diventa il simbolo della sua stessa crisi identitaria. In quel momento, Munir non è più riconosciuto nemmeno da colei che gli ha dato la vita, amplificando il suo senso di smarrimento e alienazione.
Questo passaggio riflette anche la frattura tra passato e presente che spesso affligge chi vive l’esilio. Munir non solo è fisicamente lontano dalle sue radici, ma sembra perdere anche il legame affettivo e simbolico con esse. La malattia della madre diventa quindi una potente metafora della cancellazione della memoria e dell’identità, sia personale che collettiva. L’isola su cui si rifugia, con la sua dimensione sospesa e fuori dal tempo, accentua questa sensazione di spaesamento, diventando un luogo in cui Munir può confrontarsi con la propria dissoluzione identitaria ma anche con la possibilità di ricostruirsi, grazie all’incontro con Valeska.

I paesaggi estremi e la simbologia nel film Yunan amplificano il senso di spaesamento e la riflessione sull’identità. I luoghi desolati e freddi riflettono il vuoto emotivo e la perdita di orientamento che il protagonista vive, ma allo stesso tempo offrono un terreno neutro dove può riscoprire se stesso, lontano dalle imposizioni delle origini e delle etichette culturali. La balena spiaggiata è un potente simbolo in questo contesto. Tradizionalmente associata a storie di smarrimento e rinascita (come nel mito di Giona o in Moby Dick), qui può rappresentare l’essere fuori posto, un gigante del mare imprigionato sulla terraferma, proprio come Munir è bloccato tra passato e presente, tra l’identità originaria e quella frammentata dall’esilio. Allo stesso tempo, la balena diventa anche metafora della condizione umana: vulnerabile, sola e vittima delle forze esterne che la sovrastano suggerendo la necessità di superare le barriere e le identificazioni nazionali. Il film sembra sottolineare che l’identità non è un’entità fissa legata a un luogo o a una cultura, ma qualcosa di fluido che può rinascere anche dopo l’isolamento o la perdita.
In quest’ottica, l’incontro con l’“altro” (Valeska) e il confronto con la natura estrema diventano momenti chiave per la ricostruzione di un senso di appartenenza che va oltre confini geografici o culturali.

Presentato in concorso alla 75ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel 2025.

 

 

 

 

Miriam Dimase

autobiography - il ragazzo e il generale

Al cinema dal 4 Aprile

Rakib, un giovane ragazzo indonesiano, diventa assistente di Purna, ex generale del regime in pensione. Quando Purna inizia una campagna elettorale per essere eletto sindaco, Rakib si lega all’uomo, diventato per lui mentore e figura paterna. Un giorno, però, un manifesto elettorale di Purna viene trovato vandalizzato: un gesto che avrà conseguenze inimmaginabili per entrambi.
Con un ritratto intimo di due generazioni che vivono sotto lo stesso tetto, il regista Makbul Mubarak ripercorre un doloroso periodo storico della sua nazione con un thriller intenso, che presenta forti risonanze con la contemporaneità ed una forte universalità del tema della lealtà e della vicinanza al potere.

i film per non dimenticare

27 Gennaio 2024

In occasione del Giorno della Memoria (27 gennaio) ci sembra opportuno segnalarvi una selezione di film nel nostro catalogo che sono stati fondamentali nel racconto di ciò che è successo durante gli anni della dittatura nazista: dai film di propaganda ai documentari, dalle prime opere realizzate nella Germania Est al cinema hollywoodiano, per conoscere il ruolo fondamentale della settima arte nella storia, nonché importante strumento di conoscenza. 

Nelle sezione “Guerra” sul nostro sito potrete quindi trovare capolavori come “I figli di Hitler”, un’aspra critica del regista Edward Dmytryk sull’educazione hitleriana, al vincitore del Festival di Locarno “Rotation” e il film perduto della propaganda nazista “Das Ghetto”.

Le muse impenitenti

L’associazione e compagnia teatrale le Muse Impenitenti, Marinetta Martucci e Arianna Villamaina, due attrici potentine, tornano a calcare il palcoscenico con una nuova esilarante ed originalissima commedia: Come lo zucchero per il caffè – ‘‘O Teatro è ‘o paese d’ ’o vero. Una commedia divertente e con performance di danza fuori le righe, che ci trasporta in un musical vero e proprio per poi allietare il pubblico con una sorpresa golosa. Lo spettacolo è un contenitore di arte a tutti gli effetti ed è un inno alle mille sfaccettature che in essa sopravvivono.