Diretto da Gints Zibalodis
Sceneggiatura di Gints Zibalodis , Matiss Kaza
Fotografia e Montaggio Gints Zibalodis
Durata 84’
Al cinema dal 7 novembre, trailer disponibile qui.
Presentato al festival di Cannes 2024, è un film di animazione diretto dal regista lettone Gints Zilbalodis, che aveva esordito nel 2019 con il lungometraggio Away, il viaggio di un ragazzo attraverso un’isola misteriosa, inseguito da una gigantesca ombra.
Flow racconta la storia di un gatto che si risveglia in un mondo sommerso dopo un’apocalisse naturale, costretto ad unirsi a un gruppo di animali – tra cui un lemure, un labrador e una gru – alla deriva su una barca in cerca di sopravvivenza.
La pellicola si distingue per l’assenza di dialoghi, affidandosi completamente alla narrazione visiva e sonora per esplorare il viaggio emotivo e fisico dei personaggi.
Gli animali conservano le loro caratteristiche naturali con pochi elementi di antropomorfizzazione, e il film si concentra per lo più sulle loro reazioni primordiali. Le loro interazioni riflettono il tema dell’adattamento reciproco e del superamento delle differenze in un mondo di decadenza.
Le immagini evocano anche una profonda connessione tra la gloria delle civiltà passate e i problemi attuali legati al cambiamento climatico e all’estinzione della specie. Le scene ambientate in un mondo post-apocalittico, come i templi e le statue di enormi gatti, richiamano l’iconografia delle grandi civiltà antiche, ora sommerse dall’acqua e ridotte in rovina. Queste rappresentazioni servono a simboleggiare la transitorietà delle società umane e la loro fragilità di fronte alle forze naturali e ai disastri ambientali. Uno dei momenti più toccanti del film è la scena in cui una balena muore, evocando in modo potente il tema dell’estinzione della specie. La balena simboleggia la bellezza e la vulnerabilità della natura, portando lo spettatore a riflettere sulle conseguenze devastanti del cambiamento climatico e della crisi ambientale. Ma rappresenta anche la perdita irreparabile della biodiversità e sottolinea l’urgenza di affrontare le questioni globali legate all’ambiente. La tecnica di Zibalodolis spicca per l’uso della CGI, con eleganti piani sequenza che creano un’atmosfera fluida e immersiva. Il regista riesce a combinare fiaba, tensione e avventura in un’opera che affascina più per la sua semplicità e potenza visiva che per la sua storia, affidandosi a un approccio molto astratto e simbolico piuttosto che a una trama lineare.
Miriam Dimase
