BOB MARLEY: ONE LOVE

Regia: Reinaldo Marcus Green
Cast: Kingsley Ben-Adir, Lashana Lynch, James Norton
Durata: 120′
Genere: Biopic

Bob Marley: One Love ripercorre le vicende artistiche e private del cantante che ha segnato la storia della musica reggae, prima del concerto a Kingston nel 1978 quando Marley riuscì a portare sul palco Michael Manley ed Edward Seaga (i due principali esponenti politici) costringendoli a stringersi la mano.

Il film è una ricostruzione in toto della vita di Bob Marley e del suo indissolubile legame alla sfera politica e spirituale. Dall’infanzia trascorsa nel ghetto di Trenchtown, alla conoscenza con la futura moglie Rita che lo introdurrà al Rastafarianesimo e da lì il suo ingresso nel mondo della musica come veicolo di un messaggio profondo. E tutto questo accade nella società giamaicana in piena crisi politica, dove la guerra civile fra i due principali partiti e i loro legami con le bande criminali locali pervade le strade, fino ad arrivare allo stesso Marley che sarà vittima di un attentato insieme a Rita e lo costringerà a emigrare in Europa. Qui, più precisamente a Londra, inciderà uno dei suoi dischi più importanti: Exodus che lo porterà a raggiungere un enorme successo su scala mondiale, ma anche a una crisi identitaria dovuta alla diagnosi del melanoma.

Il regista Reinaldo Marcus Green è riuscito con questa pellicola a restituire l’importanza che ha avuto la figura di Bob Marley sia nella storia della musica, riuscendo a diffondere il reggae in tutto il mondo, contaminandolo con altri generi e rendendolo veicolo di un messaggio spirituale e sociale importante, che nel contesto politico culturale degli ultimi anni Settanta.
Aspetti, questi, forse troppo spesso dimenticati nella narrazione dell’artista – o perlomeno nella sua fruizione qui in Occidente, che rendono questo biopic ancora più importante e destinato non solo ai fan del genere.

Eccezionali gli interpreti e in particolare le performance di Kingsley Ben-Adir nei panni dello stesso Marley, e di Lashana Lynch in quelli della moglie Rita, a cui restituisce la figura a tutto tondo di donna forte e compagna di vita del cantante.

Il film uscirà nelle sale il 22 febbraio e sarà distribuito da Eagle pictures.

 

 

 

 

Francesca De Santis

THE WARRIOR – The Iron Claw di Sean Durkin

Genere: Drammatico, Biopic
Durata: 132′
Cast: Zac Efron, Jeremy Allen White, Harris Dickinson, Maura Tierney, Stanley Simons

La storia della famiglia Von Erich che ha lasciato un segno indelebile nel wrestling professionistico degli anni Ottanta, ottenendo tanti successi quanti dolori. Una carriera sportiva iniziata dal padre Fritz Von Erich e tramandata, un po’ per passione, un po’ per obbligo, di figlio in figlio, così da creare una vera e propria squadra di wrestler forte e unita dall’amore fraterno. Ma come in tante altre grandi famiglie di sportivi, dietro all’apparenza si celano le ombre fatte di ricerca costante dell’amore paterno e della sua approvazione, delle invidie come inevitabile conseguenza della competizione che, sommate ai dolori mentali e fisici dello sport professionistico, portano purtroppo a un susseguirsi di tragedie.

Nella ralizzazione di The Warrior, Sean Durkin aveva in mano tutto il potenziale per crare un bel film: una storia poco conosciuta (se non dagli appassionati di wrestling) e interessantissima dal punto di vista sia del genere biopic sportivo, che da quello delle dinamiche famigliari, un cast eccezionale e un’ingente produzione propria del cinema statunitense. Ma il risultato ottenuto è deludente.
Nelle due ore (abbondanti) di pellicola non si riesce mai ad empatizzare veramente con i protagonisti a cui non viene dato lo spessore che meritano, banalizzando così una storia che aveva tutti i requisiti per smuovere emozioni e sentimenti così come fece, ai tempi, Clint Eastwood in Million Dollar Baby (seppur trattando di un altro tipo di sport e di tematica, chiaramente). Sarebbe successo se, invece di perdersi in lunghe riprese di scene famigliari bucoliche, fossero state approfondite le relazioni malsane instaurate come conseguenza inevitabile della presenza, ingombrante, di un padre patriarca ossessionato dallo sport che ama. Se si fosse soffermato più sui lati oscuri di uno sport tutto incentrato sullo spettacolo, che non si prende troppo cura dei ritmi frenetici e delle prove di resistenza fisiche di chi lo pratica. Tutti “Se” che, uniti a dei dialoghi piatti e a un montaggio approssimativo fanno di The Warrior un’occasione davvero sprecata per una storia promettente.

Degna di nota resta comunque l’interpretazione di Zac Efron, così come le scene di lotta sul ring.

 

 

 

 

 

 

The Warrior sarà distribuito nelle sale da Eagle Pictures a partire da giovedì 1 febbraio, sul nostro canale youtube è disponibile il trailer in italiano.

 

 

 

 

Francesca De Santis

SMILE

Il genere horror sta vivendo una nuova primavera. Se dopo il successo di film iconici come “The Ring” e “Saw” l’interesse del nuovo secolo per il genere aveva conosciuto un progressivo smorzamento, da ormai cinque anni è chiara una nuova rinascita. Che siano esperimenti d’autore in cui è mescolato al dramma (come le eccellenti prove di Ari Aster, Jordan Peele e Robert Eggers) o l’ultimo successo di Guadagnino alla Mostra del Cinema di Venezia “Bone and All”, è chiaro ormai che l’horror si afferma sempre più come un campo in cui sperimentare con grande libertà. Ciò produce risultati interessanti, ed è il caso del nuovo lungometraggio scritto e diretto da Parker Finn “Smile”. Distribuito da Eagle Pictures, la pellicola ha sì un’impostazione molto classica ma si distingue per un uso originale della macchina da presa (ad esempio nelle numerose scene sottosopra), per la una sceneggiatura nient’affatto scontata che prova a dare un certo spessore ai personaggi e alla storia narrata e per l’ottima fotografia, cupa e avvolgente.

Una giovane psicologa, la dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon), assiste a un episodio traumatico quando una ragazza dall’aria sconvolta appena accompagnata nel centro in cui lei lavora compie un atto estremo proprio di fronte ai suoi occhi. Dopo questo episodio Rose sente di essere perseguitata da strani e spaventosi fenomeni. Scopriamo presto che alcuni fantasmi del passato sono affiorati alla sua memoria in seguito al recente trauma.

Allucinazioni, visioni, incubi perseguitano la protagonista facendole compiere gesti sempre più strani e preoccupanti. Nessuno tuttavia sembra volere supportare questa donna in difficoltà, né il fidanzato, né tantomeno la sorella, la terapeuta o il suo responsabile. Così la donna si sentirà progressivamente abbandonata e costretta ad affrontare da sola l’oscura presenza. L’ex fidanzato agente di polizia è l’unica figura disposta a crederle e aiutarla e le darà il giusto slancio per non soccombere agli eventi ma provare prima a capire cosa succede e poi a lottare. Rose sarà costretta a confrontarsi con il suo passato per sopravvivere e sfuggire a questa agghiacciante realtà.

Sosie Bacon stars in  “SMILE.”

La vera arma del film è un alto grado di pathos che fin dalle prime scene costruisce i presupposti essenziali per tenerci incollati allo schermo, non con una certa dose di ansia anche per i più avvezzi al genere. Sì perché sebbene sia un film che ha tutti i cliché tipici dell’horror, riesce comunque a elevarli e a infondere un certo grado di freschezza e novità. È capace di essere, a suo modo, un film magnetico. Le performance attoriali del cast sono molto buone, le atmosfere sufficientemente spaventose e tutto sembra essere studiato al punto giusto, anche nel finale niente è lasciato al caso (cosa piuttosto rara in film di questo genere).

Sosie Bacon and Kyle Gallner star in  “SMILE.”

Insomma un horror appetitoso, come non se ne vedevano da un po’, che ci farà venire voglia di goderci l’atmosfera di halloween sin da ora, dato che arriva nelle sale il 29 settembre, a ridosso della stagione autunnale.

Jessica Sottile