Intervista a Helena Geraci

Helena Geraci è un’attrice catanese che da oltre 5 anni vive a Los Angeles dove lavora nel cinema e teatro. Qualche anno fa ha inoltre fondato una community per artisti chiamata LA Creative Circle, attraverso cui organizza eventi e workshops sul settore dell’ entertainment in California, con la collaborazione di grandi professionisti nel campo del cinema.

L’abbiamo intervistata per conoscere meglio il settore della settima arte da chi lo vive in prima persona, per di più oltreoceano, dandoci l’opportunità di comprendere i suoi meccanismi e differenze con l’Italia.

Helena, raccontaci intanto qualcosa di te e com’è stato il tuo percorso formativo e professionale finora.

Recito da quando avevo vent’anni, soprattutto nel mondo del teatro indipendente. Il mio percorso professionale però mi ha portato per circa 15 anni da tutt’altra parte: come spesso accade le prospettive di lavorare nel mondo artistico spaventano, soprattutto la famiglia, che infatti mi ha suggerito di seguire un percorso più tradizionale portandomi a conseguire una laurea in comunicazione internazionale e marketing. L’università e le opportunità di lavoro successive mi hanno dato l’opportunità di viaggiare molto sia in Italia che in Europa, nonché di portarmi proprio qui in California. Una volta trasferitami a Los Angeles sono entrata in contatto con molti artisti e questo ha riacceso in me la passione per il mondo dello spettacolo. Ho deciso così di seguire diversi corsi di recitazione e non solo qui a Los Angeles: corsi di lingua, di dizione, di improvvisazione ma anche di fitness. Dal primo corso concluso nel 2020 ho rimesso piede sul palcoscenico e ho capito che non avrei più dovuto abbandonare questo sogno.

Quali sono le esperienze che più ti sono piaciute e che ti hanno più colpito?

Ho recitato in alcuni cortometraggi con produzioni indipendenti e sono riuscita a fare molto teatro, un’esperienza ricchissima perché amo il rapporto diretto con il pubblico ma ovviamente sono rimasta anche molto colpita dagli imponenti studi della Warner Bros quando ho partecipato alla realizzazione di Joker 2. Ho svolto dei lavori di voice over e continuo tuttora, specialmente nel settore dell’animazione esperienza anch’essa formativa – oltre che molto divertente – soprattutto perché qui usa molto ricrearsi lo studio a casa (il tanto ambito lavoro da remoto è una realtà), il che dà la possibilità di conoscere meglio anche l’aspetto tecnico di questo settore e davvero non si finisce mai di imparare! Non sono mancati poi i ruoli in diverse pubblicità, anche queste interessanti soprattutto ora che sono legate ai nuovi sistemi di intelligenza artificiale.

A proposito di intelligenza artificiale, alla luce dello sciopero di Hollywood di quest’estate e in base alla tua esperienza, cosa ne pensi? Può essere uno strumento utile o rappresenta più una minaccia?

Personalmente per quanto riguarda il suo uso nel cinema, mi spaventa parecchio. Ho visto come viene usata specialmente nella rappresentazione di scene corali nei film dove viene sfruttata l’immagine degli attori più volte così da non chiamare le comparse per esempio, quindi in questo senso la vedo come una minaccia. Credo che sia un ottimo strumento complementare, specialmente per quanto riguarda l’animazione e i videogame, ma non deve in nessun modo sostituire la presenza fisica degli attori. 

Per quanto riguarda invece più in generale il lavoro nel mondo dello spettacolo, che differenze trovi fra Italia e Stati Uniti? 

Negli Stati Uniti si respira pienamente la cultura dell’intrattenimento ed esiste un forte spirito di collaborazione e meritocrazia. Anche l’aspetto formativo è diverso rispetto all’Italia, qui l’approccio è più completo, riguarda il mondo dello spettacolo a 360° e permette di muoversi in questo ambito anche senza avere particolari conoscenze. Non credo che sarei riuscita a fare le stesse esperienze in Italia, anche perché qui l’offerta è molto più ampia, c’è tantissima scelta. Sicuramente esistono ancora grossi limiti anche da queste parti, soprattutto per quanto riguarda i ruoli che vengono affidati soprattutto per via dell’aspetto fisico o dell’accento, come nel mio caso, ma ho imparato a renderlo una mia particolare caratteristica, una nota distintiva. 

Nel futuro cosa ti aspetti? Stai lavorando a qualche progetto in particolare?

Sicuramente mi piacerebbe addentrarmi nel mondo della produzione sfruttando le competenze acquisite come Project Manager. Adesso sto lavorando a un film proprio di produzione italiana, girato tra Sicilia e Stati Uniti, un thriller psicologico di regia di Giuseppe di Biasi – Hethol Productions, al momento in post-produzione. Più avanti parteciperò anche ad alcuni festival.

Dal set del film Killer Card

Perfetto. Concluderemmo allora con una domanda un po’ più “pop”: Con quali attori ti piacerebbe lavorare e quali registi preferisci?

Sicuramente con Dan Levy, diventato famoso con la serie Schitt’s Creek, perché essendo anche scrittore lo considero più profondo e con una spiccata sensibilità ed empatia. Per quanto riguarda i registi invece io apprezzo molto tutti quelli che affrontano storie drammatiche o in qualche modo scomode, difficili da raccontare. Per esempio Noah Baumbach con il suo “Storia di un matrimonio”.

Ecco alcuni link dove scoprire qualcosa di più su Helena:

Sito Web: https://www.helenageraci.com/portfolio

Pagina IMDB: imdb.me/helenageraci

Facebook: https://www.facebook.com/helena.geraci

Instagram: https://www.instagram.com/helenofsicily

https://www.instagram.com/la_creativecircle/

Reel cinematografico e film precedenti: https://linktr.ee/helenofsicily

Giorgio Molteni “solve et coagula”

Giorgio Molteni è un ligure di Loano (SV). Dopo la Laurea in sociologia si dedica al cinema dirigendo dal 1981 film, serie televisive, documentari e spot pubblicitari. Il suo esordio alla regia avviene con il TV movie “Un Gusto Molto Particolare“ (Rai / RSP 1982); tra le altre sue opere citiamo “Aurelia” (1987) che fu in concorso al festival di Berlino e vinse nello stesso anno il Premio Giuria Giovani Festival di Locarno e “Oggetti Smarriti” premio ANEC AWARD Festival di Giffoni 2011.

Giorgio Molteni è un alchimista del cinema, nel senso che ha sempre avuto un approccio pragmatico ed allo stesso tempo, oseremmo dire, quasi spirituale. Un mestiere materico più che una scienza astratta, qualcosa che attiene più alla passione che alla professione. Come un alchimista “solve et coagula“. Dissolve le difficoltà , le tensioni e le forzature che spesso imbrigliano la creatività sul set ed allo stesso tempo compone, annoda e contempera le posizioni di tutti coloro che sono implicati nella produzione. Sì perché la regia non è una scienza esatta e la materia con cui si ha a che fare non è il freddo metallo, ma l’incandescente animo umano. Lo abbiamo incontrato reduce dalla trasmissione di Marzullo ed abbiamo raccolto alcune sue impressioni sugli ultimi suoi lavori.

MMM: Hai recentemente fatto due film molto diversi tra loro: “Bologna 2 Agosto” e “Come ti Vorrei”. Che relazione c’è tra i due film?

GM: nessuna, tranne il fatto che sono due film arrivati quasi allo stesso modo, due film già in cantiere, dove le produzioni (Telecomp Planet Film Production per Bologna 2 Agosto ed Excelsior Cinematografica per “Come Ti Vorrei” ndr) , per ragioni varie, si sono rivolte a me per condurre in porto i progetti. Comunque, due budget differenti, ma l’approccio produttivo simile. Serviva qualcuno in grado di guidare due realtà produttive molto complicate, delicate, controverse. Due sfide, insomma. Un “leitmotiv” che mi accompagna in quasi tutte le mie esperienze di cinema, televisione a parte. Ma queste due in particolar modo.

Giuseppe Maggio e Marika Frassino in Bologna 2 Agosto
Giuseppe Maggio e Marika Frassino in Bologna 2 Agosto

MMM: Parlaci dunque di queste due sfide

GM: La prima perché era un film di impegno civile: raccontare per la prima volta in chiave cinematografica la terribile vicenda della strage alla stazione di Bologna del 1980. Il primo e unico film lungometraggio di finzione che abbia avuto il coraggio di cimentarsi in meandri contorti e bui di una vicenda italiana sporca, devastante, insidiosa, delicata, politica? Un film che si è rivelato un campo minato, tanto che si è dovuto ricorrere a nomi di fantasia per poi ricucire il tutto con i materiali di repertorio pagati profumatamente alla Rai.

Martina Colombari in Bologna 2 Agosto
Martina Colombari in Bologna 2 Agosto

MMM: E l’altro?

GM: Il secondo perché, anche lì, per la prima volta una storia di finzione cinematografica ha avuto l’ardire di far uscire allo scoperto alcuni lati oscuri della coppia tradizionale, quella che ha giurato fedeltà assoluta davanti a Dio e davanti agli uomini. Per poi sistemare in proprio, in modo artigianale ed improvvisato, le cose che in un rapporto di coppia, a lungo andare, non funzionano.
In questo secondo film, “Come Ti Vorrei”, l’atteggiamento di sfida è andato ad incrociarsi con un altro approccio: un grido di rabbia, una provocazione mia nei confronti del cinema di regime, del cinema preconfenzionato dalle due realtà che dominano in Italia il cinema e lo pilotano a loro immagine e somiglianza.

Giulia Di Bastiano in Come Ti Vorrei
Giulia Di Bastiano in Come Ti Vorrei

MMM: A chi ti riferisci in particolare?

Leggi Rai e Mediaset. Manca in questo Paese il dato di spinta che porta a diversificare e rinnovare la produzione cinematografica, la voglia di rischiare nuove vie, nuovi percorsi per fare uscire il nostro prodotto dal confine ridicolo che ci siamo cuciti addosso: un confine geograficamente piccolo, ma anche cinematograficamente piccolo.

Giorgio Molteni fa capolino sul set di Come Ti Vorrei
Giorgio Molteni fa capolino sul set di Come Ti Vorrei